Parla per la prima volta alla tv israeliana Shmuel Peleg, il nonno materno del piccolo Eitan Biran, unico sopravvissuto alla strage del Mottarone e da lui riportato in Israele nonostante il bambino sia stato affidato alla famiglia del padre.

"In aereo Eitan non ha mai smesso di chiedere quando saremmo arrivati e gridava: 'voliamo in Israele, voliamo in Israele", ha raccontato alla tv N12. Sul fatto che nel nostro Paese si parli di rapimento “credo che Eitan un giorno crescerà e dirà nonno mi ha salvato", ha detto. 

Quanto al modo in cui è riuscito a mettere in atto il piano, visto che il giudice di Pavia aveva stabilito per il bambino il divieto di espatrio e anche la riconsegna del suo passaporto israeliano: “Ho ricevuto un'opinione legale e sono passato per la frontiera con una regolare vidimazione dei passaporti", è la sua versione.

LE INDAGINI – Intanto indagano gli investigatori della Squadra mobile a Pavia: non solo Shmuel, ma anche l'ex moglie, la nonna Etty, sono accusati di sequestro di persona. Le autorità cercano di fare luce sui mesi passati in Italia dal nonno, tra Milano e Pavia, i suoi contatti, le sue frequentazioni.

E il percorso di sabato scorso, quando ha lasciato la casa degli zii paterni, dopo aver preso il piccolo per la visita concessa, per arrivare in auto all'aeroporto di Lugano e volare in Israele con un aereo noleggiato. Si studiano tabulati telefonici, telecamere, documenti, rogatorie in Svizzera, per ricostruire la “catena” delle complicità e i presunti legami di Shmuel, ex militare, anche con ambienti vicini ai servizi segreti israeliani. 

Sul perché lo abbia fatto, oltre all'apparente amore per il bambino, si celerebbero motivi di educazione religiosa e ragioni economiche legate ai risarcimenti nel procedimento sul disastro e all'eredità.

GLI ZII IN ISRAELE – Gli zii paterni intanto stanno organizzando il viaggio in Israele per riportarlo in Italia. A quanto si apprende hanno già acquistato i biglietti ma attenderanno la fine dello Yom Kippur, celebrazione ebraica iniziata ieri al tramonto e che dura circa 25 ore.

I legali della zia Aya, nominata tutrice dal Tribunale di Torino e con decisione confermata da quello pavese, stanno lavorando per supportare l'istanza avanzata al Tribunale di Tel Aviv con cui si chiede l'immediato ritorno del piccolo in Italia. Sarebbe già stata attivata in Israele la convenzione dell'Aja del 1980, che prevede di assicurare il rientro del minore "presso l'affidatario e il Paese di residenza" nei casi di sottrazione internazionale. L'udienza è fissata per il 29 settembre.

(Unioneonline/D)

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