Una nuova talpa accusa Facebook. Il social di Mark Zuckerberg “ha messo la crescita e i profitti al di sopra della battaglia contro i discorsi di odio, la disinformazione e altre minacce per il pubblico”, riporta il Washington Post citando una nuova “gola profonda” ex dipendente di Facebook che, in una dichiarazione giurata, riferisce le parole del funzionario della comunicazione dell’azienda Tucker Bounds.

Bounds, in merito alle polemiche sulle presunte interferenze russe sulle elezioni del 2017, disse: “E’ un fuoco di paglia, in poche settimane si concentreranno su altro mentre noi stampiamo soldi”.

Il Washington Post ha anche interpellato Bounds, che non ha voluto rispondere nel merito: "Essere interpellato su una presunta conversazione faccia a faccia quattro anni fa con una persona che non ha volto e senza altre fonti se non un’accusa vuota, è una prima per me”.

Più volte i dipendenti del social hanno dato l’allarme sulla diffusione di fake news e teorie cospirazioniste prima e dopo le elezioni presidenziali.

Il New York Times cita documenti interni da cui emerge che Facebook era ben consapevole dei gruppi di estremisti che cercavano di polarizzare l’opinione pubblica americana prima delle elezioni.

Documenti rivelano che i dipendenti della società erano convinti che sarebbe stato necessario fare di più.

(Unioneonline/L)

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