«Siamo bloccati a Tel Aviv, da tre giorni cerchiamo una strada per rientrare in Italia ma nessuno ci fornisce indicazioni chiare e le compagnie aree cancellano i voli».

A parlare è Stefania, una cittadina sarda, originaria di Oristano, e residente da 14 anni a Tel Aviv con il marito, di origine israeliana.

Stefania è molto preoccupata per i suoi due figli, ancora piccoli, eppure ad oggi e nonostante i numerosi tentativi di mettersi in contatto con le autorità italiane non è riuscita a sapere se e quando potrà lasciare il paese per fare rientro in Italia e portare i bambini al sicuro.

«Ho già speso 3mila euro in biglietti aerei per provare a rientrare in Sardegna – racconta ancora Stefania – prima ho acquistato un volo per Malta che da lì avrebbe dovuto condurmi a Roma e poi a Cagliari, ma è stato cancellato, poi ho riprovato con altre destinazioni ma con il medesimo esito. Ita ci ha abbandonati e gli unici aerei che viaggiano sono di Neos, ma trovare un posto è pressoché impossibile».

Al momento sono già due gli aerei militari con a bordo cittadini italiani rimpatriati da Israele, ma le operazioni di evacuazione sono complesse: i cittadini italiani presenti nel Paese sono circa 18mila, e le procedure di rimpatrio danno la priorità alle persone in condizioni di maggiore precarietà, quali coloro che non hanno una casa e non sono residenti.

«Alla già difficile situazione si aggiunge anche la frustrazione – precisa ancora Stefania – causata dal vedere gli altri che rientrano, e noi qui costretti ad aspettare, con i nostri bimbi terrorizzati. Mentre le parlo le sente le esplosioni in sottofondo?».

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