Morti, feriti, migliaia di arresti e completo caos in Kazakistan, dopo l’esautorazione del governo, decisa dal presidente Kassym-Jomart Tokayev, che non ha però placato la rabbia della popolazione, che sta dando vita a violente proteste per l’aumento dei prezzi del gas e di numerosi beni di prima necessità.

Nel corso delle contestazioni, che hanno investito soprattutto Almaty, la capitale economica dello Stato, e che mettono nel mirino sia Tokayev sia l’ex presidente 81enne Nursultan Nazarbayev (considerato una sorta di grande leader ombra dall'enorme potere) “decine" di manifestanti sarebbero stati uccisi dalla polizia, che ha parlato di repressione di “forze estremiste che hanno tentato di prendere d'assalto gli edifici amministrativi".

A dare manforte alle forze dell’ordine dell’ex repubblica sovietica sono arrivate anche le truppe della vicina Russia e i soldati sono riusciti in poche ore a sgomberare completamente la principale piazza di Almaty, quella della Repubblica, cuore della contestazione.

In Kazakistan stanno operando anche altri militari, inviati, oltre che da Mosca, dagli altri alleati riuniti nel sodalizio Csto, ovvero Armenia, Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan. Una presenza armata – definita “forza di pace” – che viene monitorata costantemente dall’Unione Europea. 

Secondo Bruxelles, infatti, l’intervento di Mosca e degli alleati per reprimere le proteste in corso nel Paese "dovrebbe rispettare la sovranità e l'indipendenza del Kazakistan".

"L'Ue – viene aggiunto - condanna gli atti di violenza avvenuti ad Almaty e deplora la perdita di vite umane". Da Bruxelles anche un appello affinché la violenza cessi e un invito alla "moderazione" e a una "risoluzione pacifica" della crisi. 

(Unioneonline/l.f.)

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