Il piano dei Navy Seals Usa e della Gran Bretagna per evacuare Zelensky
Si lavora per un governo guidato dallo stesso Zelensky in esilio
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Le forze speciali americane e britanniche sono pronte ad evacuare il presidente ucraino se lo richiedesse, hanno già un piano. Gli Usa e gli alleati lavorano anche per un governo ucraino in esilio e studiano la linea di successione nel caso Volodymiyr Zelensky sia catturato o ucciso dai russi.
Secondo i media d’Oltremanica 150 Navy Seals Usa, 70 soldati dell’elite britannica e alcune forze speciali di Kiev si trovano in una remota base militare in Lituania per studiare il piano di salvataggio di Zelensky, bersaglio numero uno dei russi.
Finora il leader ucraino ha rifiutato di lasciare la capitale e continua a guidare la resistenza dal suo bunker segreto. "Mi servono armi, non un passaggio", aveva spiegato alcuni giorni fa per lanciare un chiaro segnale sulle sue intenzioni.
Washington e gli alleati sono pronti a sostenere anche un suo governo in esilio, nella parte occidentale del Paese, in Polonia o in Romania, ma allo stesso tempo si preparano ad ogni evenienza cercando di individuare il successore per evitare dispute interne che indebolirebbero il Paese.
In base alla costituzione, ad assumere i poteri provvisoriamente dovrebbe essere lo speaker del parlamento, Ruslan Stefanchuk, filo occidentale e fedelissimo del presidente. Anche lui però resiste all'idea di essere evacuato. Washington ha comunque consigliato ai più alti dirigenti in linea di successione di non restare nello stesso posto per lunghi periodi e di privilegiare luoghi più sicuri fuori della capitale.
La preoccupazione degli Usa è garantire l'esistenza di un governo ucraino indipendente nel caso in cui i russi instaurino un esecutivo fantoccio, resuscitando l'ex premier Viktor Yanukovic o l'oligarca Viktor Medvedchuk, entrambi molto vicini a Putin. In tal caso sarebbe più facile non solo minare la nuova leadership filorussa ma anche continuare a fornire aiuti militari ed economici, superando problemi pratici e legali.
Washington intanto corteggia addirittura il presidente venezualano Nicolas Maduro perchè scarichi Vladimir Putin, offrendogli in cambio la revoca delle sanzioni per poter tornare a vendere il petrolio agli occidentali anche in vista di un bando del greggio russo.
(Unioneonline/L)