Il Paese al voto tra minacce talebane, rischio di brogli e almeno 10 candidati uccisi
Un momento cruciale in vista delle elezioni presidenziali di aprilePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ci sono Paesi in cui la democrazia fa così paura che la chiamata alle urne di circa 9 milioni di elettori può scatenare un'esplosione di violenza talmente generalizzata da registrare l'uccisione di almeno 10 dei candidati e la chiusura di svariate sedi di voto per il rischio di attentati.
Se a questo si aggiunge la presenza minacciosa dei talebani che aleggia in molte aree del Paese e il timore di brogli, l'appuntamento di sabato prossimo diventa un vera e propria sfida, tanto più se si pensa che la consultazione viene rimandata da tre anni.
Il timore, poi, è che in un tale contesto venga meno l'affluenza necessaria inficiando un processo democratico già piuttosto complicato, che da 17 anni cerca di riportare alla stabilità l'Afghanistan.
A contendersi i 250 seggi nella Camera bassa del Parlamento - la Wolesi Jirga - sono in lizza più di 2.500 candidati, tra mullah, figli di ex signori della guerra, medici, figure dal passato controverso e centinaia di donne.
Per molti di loro arrivare in fondo alla campagna elettorale segnata dalla violenza e dalle minacce di talebani e jihadisti sarebbe già una vittoria, e per le donne l'affermazione di un principio tutt'altro che scontato: quello della partecipazione alla vita civile del proprio Paese. Tra loro anche Fareshta Farrah, vice-presidente del Comitato olimpico nazionale e attivista in favore delle donne, che sta tentando di fare campagna elettorale puntando solo sulla propria onestà e sul rapporto diretto con i cittadini, senza finanziamenti o appoggi poco limpidi: "Sono convinta che la gente sappia riconoscere i candidati onesti da quelli corrotti e che, nonostante tutto, il voto serva davvero".
(Unioneonline/b.m.)