Olha è un nome comune in Ucraina, come Svetlana, Alina, Veronika, Yulia, Viktoria. Molte di loro risiedono e lavorano in Italia e sono per noi Silvana, Olga, Vittoria.  

Una di loro, Veronika, ci descrive ciò che sta vivendo lontana dalla propria famiglia che oggi si trova sotto i bombardamenti russi. Arrivata giovanissima a Milano, appena maggiorenne, senza parlare una parola di italiano ma con grande intelligenza e ambizione, è riuscita a inserirsi nel mondo del lavoro con un preciso e semplice obiettivo: aiutare la famiglia e poterla un giorno raggiungere per sempre.

La prima parte del progetto l’ha realizzata quasi del tutto, quasi trentenne, ma la seconda parte - il sogno di tornare – è per ora indiscutibilmente congelato. Proprio ora che lo vorrebbe con tutto il cuore. 

Quel sogno si è infranto stamattina alle 6, quando Putin ha sferrato l’attacco durissimo all’Ucraina in spregio a tutti tentativi diplomatici di scongiurarlo. Anche tutta la zona ovest, dove risiede la famiglia di Veronika, è ormai un inferno. La racconta a L’Unione Sarda con dignità, senza tradire emozioni, ma è evidente sul suo volto e negli occhi l’angoscia e la paura che i suoi cari possano subire non solo danni, ma anche disagi.   

“Alle 6 di stamattina ho ricevuto il primo messaggio di mia sorella”; quella che proprio ieri ha fatto di tutto per tornare dalla città in cui lavora come medico specializzando in un ospedale a 40 chilometri da casa; “Mi ha detto che c’erano gli aerei sopra la loro testa, esplosioni a due passi, tanto vicini che hanno fatto vibrare i vetri delle finestre di casa”. C’è anche un fratello di Veronika che potrebbe essere richiamato dall’esercito – così come hanno già fatto da Kiev per 36mila riservisti – “ma speriamo che considerino il fatto che ha moglie e bambini piccoli”.

La sensazione netta “è che stiano puntando dritti su Kiev e la situazione possa precipitare del tutto in pochi giorni. Stanno bombardando tutte le postazioni militari – racconta – l’hanno già fatto nei due aeroporti, dai quali è ormai impossibile cercare di fuggire”. Anche avventurarsi in macchina per raggiungere il vicino confine con la Polonia è ormai impossibile: code interminabili sono in strada, e chi volesse intraprendere un tentativo è comunque bloccato alle stazioni di servizio dove erogano solo 20 litri di benzina a testa. E sono centinaia le auto in attesa.

Altra paura che terrorizza gli abitanti “è che possano togliere la corrente e internet”. Per gli ucraini in Italia e in altre parti del mondo significherebbe non poter più comunicare con le famiglie e non sapere cosa succede. E’ terrificante immaginare che in questo secolo possa accadere un disastro simile.

Veronika avrebbe voluto essere lì, oggi, subito, con la mamma e il papà e il resto della famiglia. Ma né aerei né pullman potranno circolare decretando di fatto l’isolamento obbligato e facendola sentire intrappolata in un Paese non suo, lontana dagli affetti che sono la cosa che ora più conta.

Dopo l’intervista Veronika ci manda un messaggio per dire che proprio in quel momento, alle 15, le hanno fatto sapere che una bomba ha appena colpito proprio la zona dove vivono i suoi cari.

(Unioneonline)

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