Trentesima udienza oggi in Vaticano nell’ambito del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. E il cardinale Angelo Becciu ha voluto fare una lunga dichiarazione spontanea per dire innanzitutto che “neanche un centesimo” è finito nelle tasche di suo fratello, che lui stesso non ha commesso “alcun reato”, senza negare il suo “interessamento” per far avere 600mila euro di sussidi della Cei alla Caritas di Ozieri, devoluti poi alla Cooperativa Spes, guidata da Antonino Becciu. "Ho aiutato una settantina di persone ad avere un lavoro: non mi vergogno di essermi dato da fare per ottenere finanziamenti a un ente a carattere sociale, anzi ne vado orgoglioso", ha detto l’alto prelato che, in relazione a quanto detto dal commissario della gendarmeria Stefano De Santis, ha ribadito: “È una prassi normale nella Chiesa quella di aiutarsi reciprocamente. Ricordiamocelo: noi non siamo un'azienda e neppure un ufficio municipale, in cui ogni atto è regolato dalla norma. No! Nella Chiesa regna la legge dell'amore e del disinteresse, ove il legalismo non deve tarpare le ali dello spirito creativo". "Aiutare a creare opere di bene è il massimo che un cristiano, un sacerdote e ancor più un Vescovo deve fare", ha proseguito. E nel caso specifico, "avevo fatto tesoro del consiglio dell'allora Segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, il quale un giorno mi disse 'incoraggi il suo vescovo e altri vescovi a chiedere aiuti per opere sociali perché vi sono le somme a disposizione per tali finalità'". "Qui però - ha continuato Becciu - la domanda che penso ci dobbiamo porre è un'altra: ma i soldi ricevuti dalla Cei sono stati utilizzati nel rispetto della loro finalità istituzionale sì o no? Erano stati chiesti per un panificio: il panificio esiste? Sta funzionando sì o no? Vi sono sedici impiegati: sì o no? I responsabili hanno rendicontato quanto ricevuto alla Cei, sì o no? Come mai dalla Cei i responsabili della Cooperativa non hanno mai ricevuto alcun sollecito e tantomeno un rimprovero? E questo a prescindere dal fatto che non sia io ad essermene mai occupato. In nessuna forma".

Becciu ha detto ancora: “Non so se posso sostituirmi ai miei avvocati e fare una domanda al signor De Santis: sappiamo bene che avete fatto accertamenti sui vari conti bancari della diocesi di Ozieri e li avete fatti anche sui miei conti bancari, su quelli dei miei fratelli e soprattutto di mio fratello Antonino. Ci dica: ha mai trovato un'entrata irregolare in tutti questi conti? Perché non dice davanti a tutti quanti soldi ha trovato nel conto di mio fratello, Tonino? Lo dica! La autorizzo io a dirlo!". Secondo il porporato sardo, "è provato ampiamente che, malgrado tutto quello che si è detto sul cosiddetto conto promiscuo, la Cei e la Caritas Nazionale non hanno smesso di versare i loro sussidi su tale conto. Segno che quelli della Caritas di Ozieri hanno sempre rendicontato quanto hanno ricevuto fino all'ultimo centesimo e gli Organismi nazionali mai hanno avuto di che dire sul loro operare".

Il conto in questione "era stato aperto dal direttore della Caritas su delega del vescovo del tempo e che gli altri vescovi succedutisi ne erano al corrente". E a proposito del direttore della Caritas, "non è mia colpa se egli è mio cugino e se egli fu nominato nel 2003, quando io ero Nunzio in Angola, ben lontano dunque dalle questioni della diocesi di Ozieri".

Per quanto riguarda il capitolo su Cecilia Marogna, il cardinale ha smentito di essere stato a conoscenza delle spese personali dell’ex manager sarda con soldi ottenuti dalla Segreteria di Stato. Avvertito da monsignor Perlasca di quanto dicevano i magistrati su tale aspetto "rimasi male" perché "non ero affatto al corrente che si fossero iniziati a spendere soldi di quella somma destinata a ben determinati scopi. Rimasi irritato e mi ripromisi di chiarire subito con la Signora. Cosa che feci e lei mi assicurò totalmente che non era vero. Non mancai di dirle che qualora avesse attinto da quei soldi non per le operazioni concordate, li doveva assolutamente rimettere a posto".

(Unioneonline/s.s.)

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