Nel primo giorno della concordata tregua a Gaza la tensione resta alta fino all’ultimo, dentro e fuori Israele, e la fragile intesa che ha ridato speranza a un popolo martoriato è sembrata più in bilico che mai. L'entrata in vigore dell’accordo, inizialmente prevista per oggi alle 8:30 ora locale (le 7:30 in Italia), è slittata di tre ore poiché Hamas ha presentato in ritardo l'elenco degli ostaggi da rilasciare durante la giornata.

«Non proseguiremo con il piano finché non riceveremo l'elenco degli ostaggi che saranno liberati, come concordato. Israele non tollererà violazioni dell'accordo. La responsabilità esclusiva è di Hamas», aveva tuonato il premier israeliano Benjamin Netanyahu mentre l’Idf confermava che continuava «a condurre attacchi nella Striscia di Gaza» con morti e feriti.

La stessa organizzazione Hamas ha riconosciuto un ritardo «nel fornire i nomi degli ostaggi da rilasciare, per motivi tecnici sul terreno». Alla fine però l’elenco è stato fornito e la tregua è scattata. «Su Gaza è scesa la quiete, i bombardamenti si sono fermati», riferiscono residenti della Striscia. Migliaia di sfollati stanno tornando alle loro case tra le macerie mentre i primi camion con gli aiuti per la popolazione palestinese sono entrati dal valico di Rafah che era chiuso da maggio.

Gli ostaggi

Parte dunque anche l’atteso rilascio degli ostaggi, come confermato da funzionari israeliani. La Croce Rossa ha preso in consegna da Hamas i primi tre, le giovani Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher.

L’intesa

L'accordo, raggiunto dai mediatori mercoledì, pochi giorni prima dell'insediamento del nuovo presidente americano Donald Trump, ha alimentato le speranze di una pace duratura nonostante l'ennesimo avvertimento di Netanyahu. ll premier ha precisato che si tratta di «un cessate il fuoco temporaneo» e che il suo Paese mantiene «il diritto di riprendere la guerra se necessario e con il sostegno degli Stati Uniti».

Secondo i termini dell'accordo, le ostilità devono cessare e 33 ostaggi israeliani devono essere rilasciati, in una prima fase distribuita su sei settimane. In cambio, Israele rilascerà 737 prigionieri palestinesi, secondo il ministero della Giustizia israeliano, mentre l'Egitto riferisce che «più di 1.890 prigionieri palestinesi» saranno rilasciati durante questa prima fase. 

(Unioneonline)

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