Benyamin Netanyahu gela di nuovo Joe Biden aprendo un nuovo scontro con gli Usa sulla guerra a Gaza.

Se infatti il presidente americano aveva definito "non impossibile" la creazione di uno Stato palestinese, il premier israeliano evidentemente irritato per le indiscrezioni trapelate ha replicato che nella Striscia non ci potrà mai essere una sovranità palestinese dell'Anp di Abu Mazen, perché striderebbe con le esigenze di sicurezza dello Stato ebraico.

«Israele - ha chiarito l'ufficio di Netanyahu - deve mantenere il pieno controllo della sicurezza della Striscia per garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia, e questo è in conflitto con la richiesta di sovranità palestinese».

Mentre un raid attribuito a Israele ha ucciso a Damasco 5 pasdaran iraniani - tra cui il capo dell'intelligence dei Guardiani della rivoluzione in Siria e il suo vice -, Netanyahu ha affermato che la sua è una posizione «coerente» da anni e ribadita anche nella conferenza stampa tenuta il giorno precedente il colloquio con Biden.

Tuttavia il premier appare sempre più isolato sulla scena internazionale e non solo. Le proteste contro il suo governo stanno dilagando anche all'interno del Paese: migliaia di persone hanno sfilato a Tel Aviv chiedendo lo scioglimento della Knesset e le dimissioni di Netanyahu.

Venerdì sera un'analoga manifestazione si è svolta a Cesarea, vicino alla casa del primo ministro, con le famiglie degli ostaggi che hanno avanzato le stesse richieste. E le turbolenze nel Likud non fanno che aumentare.

Sul fronte internazionale il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha bollato come «inaccettabile il rifiuto della soluzione dei due Stati e la negazione del diritto ad uno Stato per il popolo palestinese». «Ciò - ha osservato il capo delle Nazioni Unite - prolungherebbe indefinitamente il conflitto, che è diventato una grave minaccia per la pace e la sicurezza globale, esacerberebbe la polarizzazione e incoraggerebbe gli estremisti ovunque».

Stessi toni da parte dell'Alto rappresentante Ue Josep Borrell, che anzi è andato oltre accusando il governo Netanyahu di aver «finanziato Hamas nel tentativo di indebolire l'Autorità palestinese».

Negli Stati Uniti la delusione nei confronti del governo di destra israeliano è palese: 60 deputati democratici hanno chiesto al segretario di Stato Antony Blinken di reimpostare i rapporti con il governo di Gerusalemme, sordo a qualsiasi richiesta dell'amministrazione Usa.

(Unioneonline/v.l.)

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