All’indomani delle giornate dell’otto e del nove giugno appena trascorsi, i bilanci tra vincitori e vinti sono doverosi, specie se esaminati, rapportati, e ragguagliati in ragione dei rapporti di forza reale che si andranno ad esprimere nel contesto politico e parlamentare europeo.

Si è votato per eleggere settecentoventi deputati al Parlamento Europeo. E al di là del cosiddetto “partito dell’astensionismo”, che parrebbe averla fatta da vero padrone, le urne ultimissime sono state caratterizzate dall’exploit della destra sovranista. Emmanuel Macron, in conseguenza del trionfo di Marine Le Pen, ha deciso di indire elezioni anticipate in Francia. Decisione, quest’ultima, che lungi probabilmente dal dover essere letta come un segnale di debolezza, si connota invece quale scelta oculata, improntata a solido pragmatismo strategico siccome finalizzata, con buona verosimiglianza, a sollecitare la responsabilizzazione dell’elettorato francese nelle scelte inerenti il futuro di un grande Paese quale appunto la Francia che, a ben considerare, fino ad oggi, e proprio sotto la Presidenza di Emmanuel Macron, ha saputo dominare il contesto europeo. Vero è, stando all’antico adagio, che “chi lascia la strada vecchia per la nuova ha fatto la prova”, ma a volte potrebbe essere altrettanto vero che la proverbiale “prova” possa rivelarsi non proprio favorevole.

Il momento storico e politico attuale si presenta nei termini, forse ancora incerti, del divenire, e differenti potrebbero rivelarsi i punti di svolta siccome condizionati dal gioco delle alleanze, e non solo intra-europee ma anche extra-europee.

Ebbene. Se è vero, dunque, che l'estrema destra francese, rappresentata dal Fronte Nazionale, è riuscita a trionfare, tuttavia, altrettanto innegabilmente, il gruppo del Partito Popolare Europeo sembra, comunque, attestarsi quale forza politica predominante nel Parlamento Europeo. I socialdemocratici del cancelliere Olaf Scholz hanno ben ottenuto il secondo posto insieme all'Alternative für Deutschland di estrema destra, dietro al Partito Popolare Europeo. “Giorgia”, che in Europa appartiene al gruppo di destra dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), quindi ad una forza politica differente rispetto a quella degli alleati di Forza Italia (Partito Popolare Europeo) e di Lega (ID), ha trionfato in Italia, confermando la propria leadership, semmai ve ne fosse stato davvero bisogno, ma quale ruolo potrà realmente esprimere nel panorama europeo che appare comunque racchiuso, malgrado tutto, attorno alla cosiddetta maggioranza Ursula?

Probabilmente, anche a tutto voler considerare e concedere, sul piano squisitamente nazionale, la vera rivelazione, la novità assoluta (se così la volessimo chiamare) è stata la affermazione e la consacrazione della leadership di Elly Schlein, la quale, diversamente da ogni aspettativa, ha saputo condurre il centro - sinistra, il Partito Democratico, verso risultati unitari sorprendenti, attraverso la sapiente ed appassionata ricostruzione del rapporto tra il Partito medesimo ed il suo elettorato, tra il vertice e la Piazza. Dicendolo diversamente, il Partito Democratico guidato da Elly Schlein sembra essere tornato nuovamente e realmente competitivo, e pare proprio aver accorciato di gran lunga la distanza dal partito di Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri.

La circostanza, sul piano nazionale, è tutt’altro che trascurabile, specie se guardata in prospettiva futura, e specie se considerata sul piano della politica sovra-nazionale. Tanto più allorquando si voglia considerare che tra le primissime occupazioni degli eurodeputati ci sarà proprio quella di approvare il candidato alla guida della Commissione Europea, che, con buona approssimazione, non potrà che essere la presidente in carica, Ursula Von der Leyen, che potrebbe ben vedere confermato il proprio mandato. E ancor di più, allorquando, tutto considerato, si voglia ritenere che nessun partito sembri avere la maggioranza al Parlamento Europeo, sicché le forze in campo dovranno necessariamente cercare un compromesso stabile per poter dare vita ad una coalizione che possa vantare una maggioranza solida e duratura. Probabilmente, il Partito Popolare Europeo di centro-destra, come pure i Socialisti di centro-sinistra, continueranno a prevalere, conseguendone che malgrado il risultato, le destre sovraniste potrebbero non rivestire alcun ruolo determinante nel contesto europeo. Lo scacchiere politico europeo è sempre stato complesso, e se anche Ursula von der Leyen dovesse essere riconfermata alla guida della Commissione Europea, dovrebbe quanto meno ricercare le modalità opportune per fermare l’avanzata delle destre sovraniste. Sarà possibile, nella circostanza, una potenziale alleanza con la presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni? Chi dovrebbe rinunciare a cosa? Ammesso e forse non concesso che si sia disposti a potenziali compromessi di convivenza. Quale ruolo potranno ritagliarsi nel contesto europeo i partiti di opposizione di rilievo nazionale? Probabilmente, le prossime elezioni in Francia all’esito della decisione di Emmanuel Macron saranno utili a comprendere fino in fondo il futuro dell’Unione Europea e dei suoi rapporti di forza.

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato – Nuoro)

© Riproduzione riservata