Il Tribunale dell'Aja ha confermato oggi in appello la condanna all'ergastolo per Ratko Mladic, il boia di Srebrenica: la sentenza è ora definitiva, senza ulteriori possibilità di ricorsi. 

Respingendo il ricorso della difesa, i giudici dell'Aja hanno confermato le accuse di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità a carico dell'ex capo militare dei serbi di Bosnia, ribadendo il carcere a vita per l'ex generale.

Mladic, 78 anni, era presente in aula. All'apparenza in buone condizioni di salute, ha seguito con attenzione la lettura del lungo dispositivo della sentenza. 

Ultimo criminale di guerra eccellente giudicato dalla giustizia internazionale, è stato riconosciuto responsabile in particolare per il genocidio di Srebrenica, dove nel luglio 1995 furono massacrati 8mila bosniaci musulmani, e per il lungo assedio di Sarajevo durante il conflitto armato in Bosnia del 1992-1995.

In primo grado nel novembre 2017 l'ex generale fu condannato all'ergastolo per crimini di guerra e contro l'umanità.

LE REAZIONI – Una sentenza storica, l’ha definita il presidente americano Joe Biden: "Questa storica sentenza mostra che coloro che commettono crimini orribili saranno considerati responsabili e rafforza la nostra comune risolutezza nel prevenire che future atrocità accadano in qualsiasi parte del mondo".

"La sentenza definitiva del tribunale internazionale nel caso contro Ratko Mladić è un altro passo importante per garantire giustizia alle vittime – commenta il presidente del Consiglio europeo Charles Michel -. Ci aiuterà tutti a lasciarci alle spalle il passato doloroso e a mettere il futuro al primo posto".

PRIMA DELLA SENTENZA – "Mi aspetto una sentenza di assoluzione o almeno la ripetizione del processo, se i giudici in appello avranno esaminato le nostre argomentazioni. Se sarà così, non ho dubbi che la decisione sarà cambiata", aveva detto l'avvocato Branko Lukic, difensore di Mladic.

Anche il figlio dell'ex generale, Darko Mladic, aveva dichiarato di aspettarsi l'assoluzione del padre, e una "maggiore integrità professionale" da parte dei giudici d'appello.

BOSNIA DIVISA – La Bosnia invece si era divisa: mentre nella Federazione croato-musulmana l'attesa era per una conferma dell'ergastolo per il “Boia di Srebrenica”, si sono viste scene di giubilo e esaltazione per quello che è considerato un “eroe”, difensore del popolo serbo. "Non riconosciamo le sentenze del Tribunale dell'Aja, tu sei l'orgoglio della Republika Srpska", la scritta su uno striscione esposto a Banja Luka, il capoluogo dell'entità serba. 

(Unioneonline/D)

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