Esattamente 35 anni fa a Pechino iniziava la protesta di Piazza Tienanmen, durata diversi giorni e poi repressa nel sangue dalle autorità cinesi. 

Era il 30 maggio 1989 quando un gruppo di studenti innalza nella grande piazza della capitale una “statua” di polistirolo alta una decina di metri che rappresenta la "Dea della democrazia".

Un’opera realizzata dagli allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Pechino, che è anche un auspicio – dopo la morte del segretario generale Hu Yaobang, avvenuta il 15 aprile precedente – per un cambiamento nel Paese, all’insegna dei diritti. Non a caso il simulacro viene posto vicino all'immagine di Mao Zedong, simbolo del "vecchio" Partito comunista cinese.

L’installazione diventa un simbolo e nella capitale, così come in molte altre città del Paese, studenti, intellettuali e anche operai danno vita a manifestazioni per chiedere alla Repubblica popolare un rinnovamento. 

Ma la protesta, come detto, non dura e non ottiene risultati: ai primi di giugno interviene addirittura l’esercito con i carri armati, per far sgomberare la piazza e con essa ogni anelito di riforma. 

Non è noto il numero esatto delle vittime della repressione. Si ipotizza che siano state migliaia, così come migliaia furono i feriti e le persone arrestate solo per aver chiesto e rivendicato maggiore libertà. 

(Unioneonline)

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