La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di ben 107 persone tra agenti della Penitenziaria, funzionari dell’amministrazione penitenziaria e due medici, per le violenze del 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta.

Nelle immagini delle telecamere interne acquisite si vedono gli agenti picchiare brutalmente i detenuti del Reparto Nilo per vendicarsi della protesta innescata il giorno prima per la positività al Covid di un detenuto. Tra le immagini più crude quelle del detenuto sulla sedia a rotelle picchiato con il manganello, e di quelli fatti passare in un corridoio formato da agenti che li pestavano con manganelli, calci e pugni.

"Un'orribile mattanza" la definì il gip Sergio Enea, che il giugno scorso emise le ordinanze di custodia cautelare per poco meno della metà degli indagati (52 le misure di cui otto in carcere, 18 ai domiciliari, tre obblighi di dimora e 23 sospensioni dal servizio). Ad oggi sono una ventina i poliziotti sottoposti all'obbligo di dimora, con accuse molto gravi: tortura, lesioni gravi, falso, depistaggio, omicidio colposo, morte come conseguenza del reato di tortura, ossia quella del detenuto algerino Lakimi Hamine, inizialmente classificato come suicidio. L’uomo fu malmenato e poi rinchiuso in una cella di isolamento, senza possibilità di cure.

Per questo il procuratore aggiunto Alessandro Milita, che ha preso la parola dopo i sostituti Alessandra Pinto e Daniela Pannone, ha chiesto al gup Pasquale D'Angelo il rinvio a giudizio alla Corte di Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, competente per i delitti più gravi contro la persona. "Cadute nel vuoto", invece, le 32 proposte di patteggiamento avanzate dalla Procura per le posizioni "più marginali", per snellire il processo e arrivare al dibattimento con meno imputati; per ora nessuno ha accettato, forse per paura che in caso di pena patteggiata possa scattare il licenziamento.

Tanti agenti e funzionari imputati sono infatti ancora dipendenti dell'amministrazione penitenziaria, sebbene sospesi. La decisione del gup Pasquale D'Angelo è attesa per i primi di giugno.

Al momento sono state ammesse le costituzioni di circa 100 soggetti, tra cui una novantina di detenuti, 4 associazioni (Antigone, Carcere possibile, Agadonlus, Abusi in divisa), istituzioni come il Garante nazionale e quello regionale dei detenuti, l'Asl di Caserta e il ministero di Grazia e giustizia; questi ultimi due compariranno tra le parti civili e come responsabili civili nel caso in cui gli imputati non dovessero risarcire i danni.

(Unioneonline/D)

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