C’è anche un sardo tra i tre ambientalisti arrestati, e oggi rilasciati, per il blitz contro la facciata di Palazzo Madama, imbrattata con vernice rossa.

Il giudice del tribunale di Roma ha convalidato gli arresti per gli attivisti Alessandro Sulis, Davide Nensi e Laura Paracini, ma disposto la scarcerazione. Il processo per i tre, accusati di danneggiamento aggravato, è stato fissato al 12 maggio. La procura aveva sollecitato la misura dell'obbligo di dimora.

Il Senato si costituirà parte civile per i danni, come annunciato dal presidente Ignazio La Russa durante il Consiglio di presidenza convocato ad hoc nel pomeriggio: «Ho deciso, con il concorso pressoché unanime dell'ufficio di presidenza, anche se con qualche accenno di titubanza da parete di una vicepresidente, di costituirci in futuro parte civile contro gli autori di questo gesto – ha detto La Russa -. A noi non interessano modifiche normative, non vogliamo pene esemplari, aggravamenti di pena o reati specifici. Semmai nell'ambito della discrezionalità dei magistrati, auspichiamo un atteggiamento consapevole dell'importanza dei palazzi istituzionali. Ma è nostro diritto poterci costituire parte civile per richiedere il ristoro dei danni materiali e morali».

IL BLITZ – Poco prima delle 8 di ieri, a portone ancora chiuso e usando degli estintori, gli attivisti hanno lanciato la vernice contro il portone e le finestre del primo piano del Senato per denunciare «la disperazione» per il «collasso eco-climatico» in corso e il «disinteresse del mondo politico di fronte a quello che si prospetta come il più grande genocidio della storia dell'umanità». Così gli ambientalisti di Ultima generazione - gli stessi che nelle settimane scorse hanno imbrattato opere d'arte nei musei o bloccato il traffico per chiedere più attenzione su clima e ambiente - hanno rivendicato il blitz.

Unanime la condanna, compresa quella espressa dalla premier Giorgia Meloni per un gesto che ha definito «oltraggioso, incompatibile con qualsiasi civile protesta». 

Mentre il Palazzo viene ripulito, scatta il piano sicurezza. Oltre a più agenti nella zona del Parlamento - anche in borghese, promessi dal Viminale - si sta valutando di creare un «corridoio» per filtrare chi arriva all'ingresso principale (in piazza Madama) e controllarlo meglio: il Palazzo che ospita la seconda carica dello Stato è uno dei pochi, fra quelli istituzionali, a non avere un accesso transennato.

(Unioneonline/D)

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