Due tragedie in un giorno solo al carcere delle Vallette di Torino. Una donna si è tolta la vita, un’altra si è lasciata morire di fame lentamente, rifiutando anche l’acqua e le cure e chiedendo solo del figlio. S.J., 43enne nigeriana, era nell’istituto dal 21 luglio scorso dopo un lungo periodo ai domiciliari, doveva scontare una condanna, con fine pena nel 2030, per reati legati all’immigrazione clandestina. Per 18 giorni non ha mangiato, non ha bevuto, non ha preso medicine. Non era uno sciopero della fame, come quello che aveva messo in atto Alfredo Cospito, si è lasciata andare giorno dopo giorno: ripeteva solo che voleva vedere il figlio di 4 anni rimasto col padre.

Due notti fa il suo cuore ha smesso di battere. Inutile l'intervento della polizia penitenziaria e del personale medico. A stabilire le cause della morte sarà l'autopsia, che la procura del capoluogo piemontese - dove è stato aperto un fascicolo - intende disporre lunedì. Ma fin da ora l'avvocato della donna, Manuel Perga, si dice «arrabbiato e perplesso». «La prima impressione - spiega - è che il problema sia stato sottovalutato». Alla garante dei diritti dei detenuti a Torino, Monica Chiara Gallo, il caso non è mai stato segnalato: «Avremmo attivato le nostre procedure per tentare qualcosa».

Aveva invece 28 anni l’altra detenuta che si è tolta la vita. Era stata portata all'istituto di pena da Genova Pontedecimo. Il suo è il 43esimo suicidio del 2023 nelle carceri, 16esimo solo tra giugno e agosto.

(Unioneonline/s.s.)

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