Un “no” deciso contro l’eolico e il fotovoltaico a terra arriva da Roma dove si sono tenuti gli Stati Generali promossi dalle associazioni ambientaliste che fanno parte di #CoalizioneArt9.

In soli 20 giorni le adesioni raccolte sono state quasi 500 e tra queste 90 tra sindaci e amministratori locali – tanti anche dalla Sardegna – e 120 tra comitati, associazioni culturali, imprenditoriali e aziende agricole.

250 i delegati presenti all’assemblea, in prima linea i rappresentanti dell’Isola, aggredita in più zone da gigantesche pale eoliche e da campi sterminati di pannelli solari. Presenti, inoltre, Coldiretti Lazio con il suo direttore generale, Sara Paraluppi, e il senatore Manfredi Potenti della commissione Ambiente di Palazzo Madama.

Il punto condiviso è partito da una riflessione: «Approfittando della campagna elettorale per le elezioni europee, è giunto il momento di richiedere a tutti i partiti una profonda revisione delle politiche per le fonti rinnovabili, abbandonando i progetti di espansione sul territorio degli impianti eolici e fotovoltaici a terra in assenza di qualsiasi pianificazione. Non si può pretendere di salvare il pianeta danneggiando il paesaggio e la biodiversità».

Sono state poi ribadite alcune richieste: che i pannelli fotovoltaici debbano essere installati solo sulle superfici edificate, sulle aree degradate o nelle aree di bonifica, al di fuori dei centri storici; che debba essere cancellata ogni forma di incentivo e bandita ogni forma di speculazione a spese delle comunità locali; che gli impianti energetici da fonti rinnovabili possano essere insediati solo ed esclusivamente nelle Aree Idonee definite dalle Regioni, in base a linee guida, senza produrre ulteriore consumo di suolo; che nelle more dell’individuazione delle aree idonee si sospendano nuovi insediamenti; che vengano abrogate le norme che consentono gli espropri di terreni agricoli per la realizzazione di progetti di rinnovabili.

Alcuni numeri dell’invasione sono contenuti nel manifesto di adesione agli Stati Generali: «Negli ultimi 25 anni, l’Italia ha installato, principalmente nelle regioni del Mezzogiorno, torri eoliche e pannelli fotovoltaici su terreni agricoli per una potenza di circa 44.500 MW (marzo 2024: 32 GW di fv e 12,5 GW di eolico). Interi comprensori sono stati sfigurati». «Già al 2030, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) prevede di elevare la potenza installata ad oltre 100.000 MW secondo gli obiettivi europei. Impianti da rinnovare ogni 20 anni».

E ancora: «Da almeno due anni ogni progetto di competenza ministeriale presentato viene autorizzato e, se la Soprintendenza Speciale per il PNRR del Ministero della Cultura si oppone, il Consiglio dei ministri provvede a superare ogni veto. In questo modo, ben oltre le previsioni del PNIEC, richieste di connessione alla rete per oltre 336.380 MW stanno per essere autorizzate e collocate ovunque in Italia, anche in assenza delle strutture necessarie a trasportare l’elettricità nei luoghi di consumo. Uno spreco colossale, visto che, per legge, ogni kWh prodotto sarà incentivato con sussidi posti a carico degli utenti nella bolletta elettrica, indipendentemente dal suo effettivo consumo. Migliaia di “grattacieli eolici” da oltre 200 metri - spesso più alti delle stesse colline su cui sono installati - ed enormi laghi di specchi grigi cancelleranno per sempre l’essenza stessa del paesaggio come enunciato nei principi fondanti della Costituzione, degradando e frammentando l’omogeneità degli ecosistemi, riducendo la biodiversità e minacciando la sopravvivenza delle specie più fragili, anche direttamente, come accertato nelle collisioni delle pale eoliche con uccelli rapaci e migratori. I progetti di un’economia che tragga finalmente un beneficio – attraverso le risorse del turismo - dalla marginalità sofferta finora dalle nostre terre saranno compromessi per sempre».

(Unioneonline/s.s.)

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