Prime risposte sull’omicidio di Massimo Melis, il 52enne di origini sarde (madre di Assemini e padre di Cagliari) freddato con un colpo di pistola alla tempia a Torino, vicino a via Gottardo.

L’uomo, autista della Croce Verde, sarebbe stato assassinato subito dopo aver “scortato” a casa, accompagnandola fin sul pianerottolo con le buste della spesa, un’amica che gli aveva manifestato timori per uno stalker. 

Non si può stabilire il minuto esatto del delitto avvenuto domenica 31 ottobre, ma il killer avrebbe sparato il colpo di pistola calibro 38 intorno alle 21 e dunque non due o tre ore dopo la separazione tra Melis e l’amica, come si era ipotizzato in un primo momento.

CACCIA AL KILLER - Non ci sono novità invece sull’assassino: gli investigatori della squadra mobile della Questura stanno seguendo una pista: porta a un uomo di 62 anni già noto alle forze dell'ordine. Potrebbe essere quel “conoscente” che tormentava l’amica della vittima, barista nel locale di famiglia, e che si è reso irreperibile.

Quella sera di Halloween l’omicida con freddezza e decisione si è servito di un revolver, del tipo di quelli che in ambienti investigativi sono definiti "facili da usare e da procurarsi".

Ha sparato una sola volta, dritto alla testa, mentre Massimo era seduto al posto di guida, con la chiave di accensione inserita nel cruscotto come se stesse sul punto di ripartire verso casa, ma senza ancora avere allacciato la cintura. Poi ha chiuso lo sportello ed è sparito.

Solo nel pomeriggio del primo novembre è stato lanciato l'allarme, quando la mamma del 52enne ha detto all’amica di Melis che Massimo era scomparso e non rispondeva al telefono. 

A quel punto lei è scesa di casa e lo ha trovato senza vita nell’auto.

ALTRE PISTE – Non aveva nemici a quanto pare la vittima, descritta da tutti come un "uomo buono e per bene". Una persona "a modo ed educata, attenta e precisa sul lavoro e riservata nella vita privata", come lo definiscono i colleghi della Croce Verde, ancora increduli di fronte alla tragedia.

Melis era però entrato per lavoro a contatto con tante situazioni difficili. Ecco perché gli investigatori, oltre alle immagini delle telecamere di sorveglianza, stanno esaminando i tabulati telefonici, dai quali si attendono parecchie risposte. 

(Unioneonline/D)

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