Discriminata dalle scuole, l’attivista di Pula Stefania Secci: «Dovevo parlare di diritti, travolta dall’odio»
Gli eventi per il 25 novembre annullati per le foto di nudo dei tempi in cui era modella: «Ogni donna può fare del suo corpo ciò che vuole. Non mi arrendo»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
“Libere di essere”, sì, ma solo di essere come vuole qualcun altro. Una vicenda che è l’emblema del paradosso quella che è capitata a Stefania Secci, 36 anni, ex modella e oggi attivista per i diritti delle donne, originaria di Pula e residente da qualche anno a Genova.
I fatti: in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è stata invitata in qualità di influencer e di divulgatrice di consapevolezza contro la violenza di genere, a tenere un incontro a teatro dal titolo, appunto, “Libere di essere”, a Pino Torinese, in provincia di Torino. Come eventi collaterali, poi, avrebbe dovuto partecipare in mattinata a due appuntamenti all’Istituto Vittone di Chieri e alla scuola media di Pino Torinese.
Incontri con gli studenti che di punto in bianco sono saltati. «L’intervento previsto per il 25 novembre non avrà luogo in quanto l’Istituto ha acquisito ulteriori informazioni sulla signora Secci e, al momento, non si ritiene che il suo incontro con gli studenti possa avere una ricaduta didattica e/o educativa», ha scritto la dirigente Elena Maria Garrone. Il motivo? Una campagna di odio e diffamazione che è andata avanti per giorni intorno a delle foto di nudo artistico, che la ritraggono, dei tempi in cui lavorava come modella.
«Una situazione che mi ha lasciato senza parole», racconta oggi Secci, che pochi mesi fa ha fatto scattare le indagini che hanno portato all’arresto del titolare di un’agenzia di modelle e del suo assistente, ricevendo anche un premio in Campidoglio.«Da anni cerco di agire concretamente contro la violenza di genere con l’informazione e reindirizzando le vittime all’organizzazione di cui sono madrina, “Faro giuridico”. Mai avrei mai immaginato di dovermi difendere da una simile ondata di fango. Io sono stata vittima di una discriminazione di genere in quanto donna. Sono purtroppo certa che se fossi stata uomo tutto questo non sarebbe successo».
Come sono andati i fatti?
«Qualche tempo fa sono stata invitata direttamente dal Comune di Pino Torinese, e ho accettato con gioia di parlare sia agli adulti che ai ragazzi, destinatari privilegiati di determinati messaggi. Improvvisamente però sono stata coinvolta in una campagna di odio. Qualcuno ha scovato delle mie foto di nudo artistico che risalgono ad anni fa, quando facevo la modella professionista, una carriera che poi ho deciso di chiudere per dedicarmi a tempo pieno all’attivismo nel campo sociale. Non ho mai rinnegato il mio passato da modella, ci mancherebbe».
Quale uso è stato fatto di quelle foto?
«Sono state condivise in chat anche private per screditarmi, per aizzare contro di me un putiferio. Trattate come pornografia, per di più. Non lo era, e anche se lo fosse stato: e allora? Ogni donna e ogni uomo può fare del suo corpo quello che vuole. Per un seno nudo non avevo più uno spessore sociale o intellettivo per trattare certi temi, non ero una persona idonea a parlare di diritti delle donne. Le persone credibili, è il messaggio, non fanno foto di nudo».
Che tipo di comunicazione ha ricevuto dalle scuole coinvolte?
«Nessuna, non hanno neanche ritenuto di dovermi delle spiegazioni. Ho saputo per vie indirette, ossia dai Comuni che mi avevano invitato, che gli eventi erano stati annullati perché le scuole si erano tirate indietro».
Pensa di prendere provvedimenti legali?
«Mi sto muovendo con la mia avvocata Vanessa Bonaiti perché chi mi ha diffamato ne risponda».
Gli incontri restano annullati anche dopo questo polverone mediatico?
«Assolumente sì, mentre non c’è mai stato alcun intoppo con l’incontro a teatro. Spero che i ragazzi che volevano ascoltare quello che ho da dire verranno lì».
C’è qualcosa di buono in tutta questa storia?
«Sì la solidarietà che ho ricevuto da tante persone e da associazioni femministe. E l’occasione di ribadire che fatti del genere non devono accadere mai più».