Il traguardo era dietro l’angolo e tutti attendevano il coronamento di un sogno: la laurea in Lettere moderne.

A Diana Biondi mancava un solo esame ma tutti i suoi cari pensavano che avesse terminato gli studi e che fosse prossima alla corona d’alloro. Era tutto pronto. La data della festa, la torta, e pure i festoni. Ma nessuno, a parte le colleghe di corso, sapeva che in realtà alla ragazza mancava ancora una prova importante: l’esame di latino. Alla vigilia di un grande giorno che non ci sarebbe stato, Diana si è uccisabuttandosi giù da un dirupo a Somma Vesuviana, in provincia di Napoli.

La sua storia prende per mano quella di altri suo coetanei. Come Riccardo, 26enne al quale mancavano degli esami e che aveva comunque annunciato la data del suo esame di laurea che lo avrebbe proclamato dottore in Scienze infermieristiche. Ma che il giorno prima della festa, proprio come Diana, ha deciso di schiantarsi con la sua auto.

Diana l'hanno cercata per tre giorni. Suo padre ha capito subito che qualcosa non tornava. E così, quando ha iniziato a non rispondere alle sue telefonate, ha denunciato la scomparsa ai Carabinieri, scrivendo anche nella chat dell'Università. Negli ultimi messaggi Diana aveva scritto che si sarebbe recata in biblioteca dell'università Federico II, per ritirare la tesi, e che sarebbe rientrata a Somma Vesuviana con il treno delle 16 di Napoli. Ma su quel treno non è forse mai salita. E in quella biblioteca forse non è mai entrata, visto che nelle immagini delle telecamere dell'Università il suo volto non compare mai.

L’ultimo messaggio: «Non posso parlare». Poi solo il silenzio. E una borsetta nera – troppo familiare per i genitori della giovane – appesa a una ringhiera. A pochi metri da lì, il corpo di Diana. 

«Se ci sono malesseri forti, vi chiediamo di segnalarceli – ha detto il rettore dell'Università Federico II, Matteo Lorito – non siamo solo erogatori di didattica ma vogliamo aiutare ancora i nostri più deboli e fragili. È una perdita enorme perché quando si spegne una giovane vita è sempre un fatto enorme». «La vostra università uccide. Ci dispiace Diana», ha scritto su uno striscione il Collettivo auto-organizzato universitario, dopo aver appreso la notizia. E intanto sul web si moltiplicano i messaggi di solidarietà postati dagli studenti di tutti gli atenei italiani, che denunciano la competizione troppo elevata all’interno delle aule universitarie e le tasse troppo alte che soffocano chi decide di investire sulla formazione.

(Unioneonline/v.f.)

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