«Conosco Messina Denaro fin da quando eravamo ragazzini. La casa in cui viveva l'ho comprata io con i suoi soldi».

Avrebbe detto questo agli inquirenti Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara che ha "prestato" l'identità al boss Messina Denaro, arrestato dopo 30 anni di latitanza.

Sessant’anni da compiere ad ottobre, soprannominato in paese «capellone» perché ha iniziato a perdere i capelli sin da piccolo e oggi è completamente calvo, Bonafede, quello vero, non assomiglia per nulla a Matteo Messina Denaro, ma del super latitante è molto amico. I due si conoscono fin da piccoli, e il padre di Matteo Messina Denaro, «don Ciccio», era legatissimo allo zio di Andrea, Leonardo Bonafede, detto Nardo, il capomafia di Campobello, morto due anni fa.

Bonafede, sposato e separato, con l’ex moglie e tre figli che ormai da tempo vivono nel nord Italia, negli anni ha lavorato all’Evergreen srl servizi ambientali, società per la gestione dei rifiuti di Campobello. Ma ultimamente, era quasi diventato un fantasma anche lui: casa e ufficio, senza farsi troppo vedere in giro, frequentando poco anche le due sorelle Mariella e Angelina, a parte qualche passeggiata di sera col sigaro e il cane.

E così con i suoi documenti «u siccu», solo cambiando la foto, è andato avanti negli ultimi anni, da latitante, come un uomo qualunque.

Per scongiurare le manette, ieri Bonafede ha cominciato ad ammettere qualcosa: «Conosco Messina Denaro sin da ragazzo e ho comprato io a mio nome, con 20mila euro che però mi ha dato lui, la casa di vicolo San Vito», dove il boss ha vissuto nell’ultimo anno, ha spiegato.

Quanto alla carta d’identità trovata addosso a Messina Denaro, intestata ad Andrea Bonafede ma con la foto del boss, una rapida ricerca ha fatto ritrovare nell’archivio comunale l’originale della richiesta presentata nel 2016 da Andrea Bonafede in persona con due sue fotografie protocollate. E questo, secondo i vigili, fa pensare che il documento fosse stato rilasciato regolarmente dal Comune, con la sostituzione della foto sulla carta d’identità avvenuta solo in un secondo momento. Resta però da capire chi abbia messo il timbro del Comune sulla foto di Messina Denaro.

(Unioneonline/v.l.)

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