Il 30 dicembre del 2005, a Roma, un brutto male portava via Donatella Colasanti. Aveva solo 47 anni. Era una donna forte, Donatella.

Quando aveva solo 17 anni, era una studentessa, e insieme alla sua amica diciannovenne Rosaria Lopez, rimane vittima di uno dei fatti di cronaca nera più oscuri della storia d’Italia: il massacro del Circeo.

Erano due ragazze semplici, di borgata, di bell'aspetto e senza grilli per la testa. Studiavano e lavoravano.

Una settimana prima del massacro, Donatella Colasanti, insieme a un’amica di nome Nadia, conosce un ragazzo di nome Carlo. Quando si rincontrano, però, Donatella non si presenta più con Nadia ma con Rosaria.

Il giovane in realtà non si chiama Carlo ma Giampietro, ma non mostra interesse nei loro riguardi e prima di congedarsi presenta loro i suoi amici e compagni di scuola: Gianni Guido e Angelo Izzo. I due ragazzi sono pariolini, figli della Roma Bene e dell’alta borghesia. Due studenti universitari e figli di imprenditori.

Il 29 settembre del 1975, Izzo e Guido, danno appuntamento alle ragazze, davanti a un cinema all’Eur. Ma nessuno di loro sembra intenzionato a guardare un film. I rampolli della Roma bene propongono alle loro due nuove amiche di trascorrere la giornata altrove, dicono di andare a Lavinio, da Giampietro. La destinazione, però, è San Felice Circeo.

La villa in cui si recano apparteneva al papà di Andrea Ghira, 22 anni, pariolino e amico intimo di Izzo e Guido. Nella villa, però, non c’è nessuna festa. Non c’è niente e nessuno. I due calano giù la maschera e rivelano le loro intenzioni.

Dalle dichiarazioni di Donatella Colasanti emerge che Gianni Guido tira fuori la pistola dicendo: "Siamo della banda dei Marsigliesi, quindi vi conviene obbedire, quando arriverà Jacques Berenguer non avrete scampo, lui è un duro, è quello che ha rapito il gioielliere Bulgari". Non c’è nessun Jacques, si tratta di Andrea Ghira, il loro capo. Lui non è ancora arrivato ma preventivamente ha consegnato le chiavi al suo compare Angelo Izzo.

Le ragazze vengono minacciate con una pistola, fatte spogliare e chiuse in bagno. Izzo e Guido, in preda all’anfetamina che avevano assunto, picchiano Donatella e Rosaria, e le costringono a subire violenza sessuale. Un vero e proprio inferno.

Intanto a Roma le famiglie delle giovani non immaginano minimamente quanto sta accadendo a San Felice Circeo e le cercano in lungo e in largo. Nel pomeriggio del giorno successivo arriva Andrea Ghira, padrone di casa, che si dimostrerà sin da subito il più cattivo ed efferato di tutti. Ghira abusa sessualmente di Rosaria Lopez, poi le picchiano ancora, le minacciano, somministrano loro del sonnifero e tentano di annegarle. Rosaria non ce la fa e muore. Donatella, sfruttando un attimo di distrazione dei killer, riesce ad afferrare il telefono e chiamare il 113. Le uniche parole che riesce a pronunciare sono: "Mi stanno ammazzando, sono a Lavinio". Poi il buio.

Le strappano il telefono. Nessuno riesce a soccorrerla. La colpiscono in testa con una spranga e caricano i loro corpi nel baule della Fiat 127 bianca di Gianni Guido. Credono siano morte entrambe. Vogliono sotterrare i corpi e far sparire le tracce di quel crimine. Vogliono tornare i pariolini della Roma bene, i figli di quel lusso sfrenato e insospettabile a cui erano abituati. Prima, però, decidono di andarsi a mangiare una pizza in centro. Hanno fame. Donatella Colasanti si rende conto che l’auto di Gianni Guido viene parcheggiata, in quel momento decide di farsi sentire, urlando e battendo i pugni sul cofano di quella macchina bianca, mentre la sua amica Rosaria Lopez giace senza vita al suo fianco. Riesce ad attirare l’attenzione di un metronotte che chiama prontamente i carabinieri.

Angelo Izzo e Gianni Guido vengono arrestati immediatamente. Andrea Ghira riesce a sfuggire al processo. Diventa latitante, fa perdere le proprie tracce.

Angelo Barraco
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