"Era gentile, ma ci siamo sempre limitati a scambiarci i saluti, buongiorno e buonasera, niente di più. Mai però avrei potuto pensare che avrebbe fatto quel che ha fatto".

Queste la parole di Franco Bortolini, un vicino di casa della madre Youssef Zaghba, il 22enne italo-marocchino identificato come il terzo componente del gruppo di attentatori di Londra.

"Provo un grande dispiacere. A Londra doveva andare a lavorare. Non me lo sarei mai aspettato. Mai, mai", dice invece la zia del ragazzo, Franca Lambertini.

A Bologna, dopo la rivelazione del suo coinvolgimento nella strage, c'è incredulità e sgomento.

E ci si interroga su come sia stato possibile che un ragazzo, già attenzionato dalle forze dell'ordine e già fermato nel 2016 quando era in procinto di partire per la Turchia per raggiungere la Siria e che oltretutto faceva continuamente la spola tra Marocco e Italia, abbia potuto girare indisturbato per l'Europa e diventare parte di una cellula jihadista pronta a colpire.

Non solo: secondo indiscrezioni, proprio in seguito a quel fermo il giovane era stato segnalato dalle autorità italiane a quelle britanniche, dopo il suo trasferimento a Londra.

Nei sistemi di intelligence, dunque, ci sarebbe stata una falla. L'ennesima di questa stagione infinita di terrore.

Intanto, proseguono le indagini.

Questa mattina la polizia ha effettuato un nuovo arresto, nella zona est della capitale britannica.

Il fermato sarebbe un trentenne, che avrebbe avuto in qualche modo parte all'organizzazione dell'attacco.

E nelle acque del Tamigi è stato trovato il corpo di Xavier Thomas, 45enne francese dato per disperso in seguito all'attentato. È l'ottava vittima dell'attacco al London Bridge, la terza transalpina, come confermato dall'inquilino dell'Eliseo Emmanuel Macron, che ha parlato di "tre morti e otto feriti francesi, un tributo molto pesante".

(Redazione Online/l.f.)

YOUSSEF E GLI ALTRI KILLER DI LONDRA:

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