I genitori (separati) litigavano per la scuola del figlio e il giudice ha stabilito che deve essere il diretto interessato a dirimere la questione.

Il padre voleva per lui una scuola privata per affinare l'inglese e ricevere il miglior insegnamento possibile. La madre, viceversa, preferiva che ad accoglierlo fosse un istituto pubblico, in grado di garantirgli il tempo per le lezioni pomeridiane di musica.
Il fatto è accaduto in un comune del Veronese: a stabilire come andasse risolta la cosa il collegio del Tribunale presieduto da Lara Ghermandi.

Sul suo tavolo è arrivata la posizione del padre, che premeva per un istituto privato sottolineando "l'elevata qualità dell'offerta formativa e dei docenti, anche sotto il profilo della cura delle lingue straniere", come pure "l'attenzione per la didattica a distanza e la possibilità di avvalersi del tempo pieno".

Ma anche la tesi contrapposta della madre, più colpita dalla scuola pubblica, dalle ragioni "di vicinanza e comodità dell'istituto perché a poche centinaia di metri di casa" e, non ultimo, dalla "possibilità di avvalersi della disponibilità di competenze musicali e di orchestra", grande passione del piccolo. Alla fine a indicare la soluzione giusta è stato proprio il diretto interessato, convocato in Tribunale senza la presenza dei genitori e dei loro legali.

"Sebbene non ancora dodicenne - scrive il giudice - ha saputo esprimersi con una naturalezza che ispira immediatamente simpatia". Con "capacità di discernimento e maturità" ha detto di preferire la scuola pubblica indicata dalla madre per "la possibilità di mantenere i rapporti con i compagni delle elementari", ma anche per la comodità "di potersi recare a scuola a piedi da solo".

Soddisfatta della decisione Barbara Lanza, responsabile regionale dell'Osservatorio sul diritto di famiglia: "Il bimbo ha saputo dimostrare a tutti, con la sua maturità - commenta - che quella dei magistrati è stata la scelta più giusta per garantirgli serenità e protezione".

(Unioneonline/D)

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