28 agosto 2012 alle 11:42aggiornato il 28 agosto 2012 alle 11:42
Figli spietati contro la madre-mantide:"Niente grazia per la Circe della Versilia"
Niente grazia per Maria Luigia Redoli, meglio conosciuta come la 'Circe della Versilia', condannata all'ergastolo con l'accusa di essere la mandante dell'uccisione del marito Luciano Iacopi, accoltellato dall'ex amante della donna, Carlo Cappelletti, il 17 luglio 1989 a Forte dei Marmi.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ad opporsi ad ogni forma di perdono sono i due figli, Diego e Tamara, secondo quanto riferisce il quotidiano Il Tirreno che oggi pubblica una lettera inviata dalla figlia anche a nome del fratello. I due figli della Redoli sono stati ascoltati dalle forze dell'ordine in merito alla richiesta di clemenza avanzata dalla donna al presidente della Repubblica. La Redoli, 72 anni, che nel frattempo ha ottenuto lo stato di semilibertà, è tornata agli onori della cronaca grazie ad un libro di Mario Spezi ('Nel buio di una notte di lugliò). Parlando con il giornalista-scrittore la donna, che si è sempre proclamata innocente, avrebbe accusato implicitamente la figlia Tamara di coinvolgimento nell'omicidio. Dopo l'uscita del libro, Maria Luigia Redoli, attraverso il suo avvocato, ha tuttavia smentito quelle dichiarazioni, confermate però da Spezi. "Per tornare sulle pagine dei giornali o in televisione farebbe di tutto", scrivono oggi i figli. "Si è risposata, ma non è servito a nulla. Neanche la vita matrimoniale e quella del carcere sono servite a rabbonire il suo animo cattivo e malvagio". "Considerato quello che è accaduto, oggi, non intendiamo neanche darle un'adeguata sepoltura: per noi è già morta e sepolta", aggiungono nella lettera Tamara e Diego Iacopi sostenendo di "volere dimenticare".
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