False certificazioni per venire dall’India in Italia: “Con 30 euro partiamo anche se positivi”
Il mercato nero dei certificati per aggirare la normativa indiana
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Il mercato nero dei certificati rischia di far esplodere la variante indiana anche in Italia, dove potrebbero non bastare i controlli messi a punto dal ministero della Salute.
Nell'ultimo volo arrivato a Fiumicino dall'India, 23 passeggeri (compresi due membri dell'equipaggio), sono risultati positivi al SarsCov2. Nonostante tutti avessero un certificato di negatività.
Com’è possibile lo hanno spiegato alcuni degli stessi passeggeri arrivati mercoledì sera allo scalo romano, provenienti da Nuova Delhi. Intervistati dal quotidiano Il Messaggero, hanno candidamente ammesso di aver acquistato un certificato falso prima di partire.
Così sono riusciti ad aggirare l’obbligo, previsto anche in India, di partire solo se si è in possesso di tampone negativo effettuato entro 48 ore dalla partenza. “Il tampone non l’ho fatto, ma ho pagato per farmi rilasciare un certificato falso col timbro”, ha raccontato uno dei 223 passeggeri del volo, che almeno è stato sottoposto a tampone rapido appena giunto a Fiumicino.
La stessa stampa indiana parla del mercato nero dei certificati, per averli basta l’equivalente di una trentina di euro. Il resto lo fanno i laboratori, che falsificano i rapporti e permettono agli infetti di andare tranquillamente in giro.
Vero è che chi arriva in Italia dovrebbe sottoporsi comunque al tampone e, anche in caso di negatività, mettersi per 14 giorni in isolamento. Ma il sistema fa acqua, e l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, è su tutte le furie.
"Davvero pensiamo che un lavoratore tornato dall’India legga l’ordinanza e decida di isolarsi di sua iniziativa? Bisogna recuperare tutte le liste dei passeggeri delle ultime settimane e inviarle alle Asl”, afferma.
Nel Lazio c’è maggiore preoccupazione per la presenza di una folta comunità indiana. Soprattutto nell’Agro Pontino, ci sono tanti lavoratori agricoli a nero che non si autodenunciano per paura di perdere il lavoro. A Bella Farnia, frazione di Sabaudia (Latina) ieri è scattata la zona rossa dopo il rilevamento di 80 positivi nella comunità sikh.
Nell’estate 2020 il Lazio ha vissuto una situazione analoga, quando nonostante le ordinanze rientravano dal Bangladesh diversi positivi che hanno causato numerosi focolai. Anche in quel caso è emerso che molti viaggiavano con false certificazioni di negatività.
(Unioneonline/L)