Manuel Foffo è affetto da un "disturbo di personalità di gravità moderata", per cui al momento dell'omicidio di Luca Varani era capace di intendere e volere. Anche se le sue azioni sono state in parte condizionate da una "volontà piegata a quella di Marco Prato"

È quanto emerge dalla perizia di Antonio Oliva, Stefano Ferracuti e Marco Molinari, disposta dal giudice della corte d'Appello nel processo di secondo grado per la morte di Luca Varani, il 23enne ucciso il 4 marzo 2016 in un appartamento della periferia romana, al Prenestino.

Foffo, reo confesso, è stato condannato in primo grado a 30 anni di detenzione con rito abbreviato. L'altro colpevole dell'omicidio, Marco Prato, è morto suicida nel carcere di Velletri lo scorso 20 giugno, alla vigilia dell'inizio del processo a suo carico.

Manuel Foffo
Manuel Foffo
Manuel Foffo

Entrando nel dettaglio della perizia, "non ha evidenziato un deterioramento o compromissione delle funzioni cognitive di Foffo", anche se il ragazzo sottolinea di esser stato condizionato da Prato, che lo avrebbe portato a una situazione in cui "si sentiva ricattato, vincolato e manipolato".

Un omicidio efferato quello ai danni del giovane romano, arrivato al culmine di un festino a base di sesso e droga al termine del quale Foffo e Prato avevano poi coinvolto Varani, al preciso scopo di seviziarlo e ucciderlo, secondo la sentenza di primo grado.

Luca prima fu drogato, poi stordito con un colpo alla testa, quindi martirizzato con un centinaio tra martellate e coltellate, molte delle quali su testa e bocca.

Quindi tentarono di strangolarlo con una corda di nylon e subito dopo gli tagliarono la gola, senza però ucciderlo. Varani morì dissanguato, sul suo corpo c'erano almeno di una trentina di ferite poco profonde inferte, secondo i medici legali, solo per vederli soffrire.

Marco Prato
Marco Prato
Marco Prato

(Unioneonline/L)

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