Sofferente di una grave malattia, da giorni non rispondeva al cellulare e quando la famiglia ha ricevuto la comunicazione della sua morte la notizia è stata drammatica ma non ha destato particolare stupore, solo un grande dolore. Organizzato il funerale, si è poi scoperto che l’uomo in realtà era vivo.

La storia parte da Sannicola, in provincia di Lecce. Il 64enne prende il pullman per Milano: dopo varie diagnosi decide di rivolgersi alla sanità lombarda. È il 19 dicembre. Il giorno dopo manda un messaggio, dice che va tutto bene.

Da lì in poi nessun contatto. Ma l’uomo, è stato poi ricostruito, il 22 dicembre viene ricoverato: è da solo, non ha con sé un cellulare. Come da protocollo, viene compilato il modulo per la ricerca di parenti che viene inviato alla Questura.

A quel punto però l’errore è in agguato: il Comune di Sannicola riceve una pec da un commissariato milanese in cui si parla di “decesso” e si chiede di verificare la presenza sul territorio dei “parenti del defunto” al fine del riconoscimento della salma. La comunicazione arriva alla famiglia il 5 gennaio.

Si prendono contatti con le pompe funebri, si organizza il funerale e ci si prepara per andare a Milano. Solo il 9 gennaio arriva il chiarimento: il 64enne è vivo e vegeto, ed è ancora ricoverato. Immediate le scuse della Questura, ma la storia desta molte polemiche.

(Unioneonline/s.s.)

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