La necessità di aggiornare il piano pandemico nazionale messo a punto è stata rilevata per la prima volta il 15 febbraio 2020. E’ quanto emerge dai verbali, pubblicati oggi, delle riunioni della task force sul coronavirus istituita presso il ministero della Salute quando la parola pandemia ancora non campeggiava sui giornali, che si limitavano a parlare di un misterioso virus respiratorio che si stava diffondendo nella Regione di Wuhan.

"Il dottor Maraglino (del Dipartimento prevenzione del ministero, ndr) – si legge nel verbale della riunione - evidenzia la necessità di procedere ad un aggiornamento del Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale, risalente al 2009".

Sono stati desecretati e pubblicati sul sito del ministero della Salute i resoconti della task force coronavirus relativi al periodo 22 gennaio-21 febbraio 2020, data, quest’ultima, in cui venne reso noto il ricovero del paziente uno di Codogno, il 38enne Mattia Maestri.

Il Tar del Lazio ha stabilito la pubblicazione di tutti i documenti inerenti le riunioni con una sentenza pubblicata lo scorso 7 maggio, accogliendo il ricorso del deputato di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami, a cui era stato negato l’accesso agli atti.

La task force ministeriale, viene indicato nel verbale della seduta del 21 gennaio, era stata istituita con il compito di "coordinare ogni iniziativa relativa al Coronavirus 2019-nCoV".

Si riuniva quotidianamente ed era composta dalla direzione generale per la prevenzione, dalle altre direzioni competenti, dai carabinieri dei Nas, dall’Istituto superiore di sanità, dallo Spallanzani, dagli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera, da Aifa, Agenas e dal consigliere diplomatico.

Secondo gli esperti a inizio febbraio 2020 l’infezione era circoscritta alla Cina e il virus non circolava né in Italia né in Europa. Nella riunione del 6 febbraio 2020, inoltre, l'Istituto superiore di sanità indica che "non c'è trasmissione del virus prima della comparsa dei sintomi" (oggi sappiamo che non era così) e suggerisce di predisporre "un piano per implementare i posti di terapia intensiva nell'eventualità che ci fosse un'epidemia nel nostro Paese". 

(Unioneonline/L)

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