«Il ministro Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedini Najafabadi Mohammad». Lo ha  comunicato  una nota ufficiale del ministero della Giustizia diffusa nel pomeriggio. Abedini, hanno fatto sapere poi le autorità giudiziarie di Teheran, rientrerà in Iran «nelle prossime ore».

Quando è stato detto era già stato fatto:  l’ingegnere iraniano per il quale gli Stati Uniti avevano chiesto l’estradizione perché accusato di essere coinvolto in azioni terroristiche, stando  a quanto si apprende, ha lasciato il carcere di Opera già dalla mattina.

 «La decisione presa dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ci ha felicemente sorpresi. Ora il mio cliente è persona libera e potrà riprendere a sorridere e sperare. Mi ha sempre ripetuto che lui credeva e aveva fiducia nella giustizia»: così ha commentato il suo avvocato.

«In forza dell'articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d'America e il governo della Repubblica italiana possono dar luogo all'estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente», fa sapere il ministero, precisando che l’accusa all’iraniano di «associazione a delinquere per violare l'Ieepa (International emergency economic powers act - legge federale statunitense) non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall'ordinamento penale italiano».

Quanto alle altre accuse prosegue il ministero, non c’è nessuna prova che il 38enne abbia supportato il terrorismo. L’iraniano, infatti, negli Usa è accusato anche di associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte e di fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte: «Nessun elemento risulta oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte, emerge unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari».

L’ingegnere iraniano è stato fermato in Italia il 16 dicembre su richiesta Usa. Secondo gli Stati Uniti è «l’uomo dei droni» dei pasdaran iraniani e la sua vicenda è strettamente legata a quella di Cecilia Sala, prima arrestata a Teheran, rinchiusa nel carcere di Evin e liberata nei giorni scorsi. Sala è stata utilizzata da Teheran come pedina di scambio per ottenere la liberazione di Abedini

(Unioneonline/L)

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