Marco Cappato di nuovo a processo con l'accusa di istigazione e aiuto al suicidio.

Dopo essere finito sul banco degli imputati per aver accompagnato in una clinica svizzera Fabiano Antoniani, alias Fabo, il dj affetto da una malattia incurabile che ha scelto di sottoporsi a suicidio assistito, il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni dovrà ora affrontare un analogo procedimento anche per aver agevolato l'eutanasia di Davide Trentini, barista toscano.

Alla sbarra assieme a Cappato anche i familiari di Trentini e Mina Welby, vedova di Piergiorgio Welby, anch'egli al centro di un caso che nel 2006 animò il dibattito sulla necessità di normare per legge "dolce morte" e testamento biologico.

Il processo si è aperto ieri alla Corte d'Assise di Massa ed è stato subito rinviato al 14 gennaio.

Secondo l'istruttoria, Cappato e Mina Welby, contattati dai parenti di Trentini, si sarebbero occupati di agevolarne il viaggio in Svizzera, sbloccando alcune pratiche burocratiche e, nel caso della Welby, facendo anche da interprete con i medici di lingua tedesca sulle volontà del paziente.

Un intervento che portò, nell'aprile 2017, all'eutanasia in una clinica di Basilea e che per la legge italiana si configurerebbe come reato.

Condizionale d'obbligo, visto che la Corte di Cassazione, chiamata a esprimersi sul procedimento contro Cappato in merito al caso Antoniani, ha sospeso il proprio giudizio, invitando al contempo il Parlamento a occuparsi quanto prima della norme che regolano il fine vita, rimaste indietro di quasi un secolo.

Davide Trentini con Mina Welby (Foto Ass. Luca Coscioni)
Davide Trentini con Mina Welby (Foto Ass. Luca Coscioni)
Davide Trentini con Mina Welby (Foto Ass. Luca Coscioni)

Come sottolinea l'associazione Luca Coscioni in una nota, dove si legge: "Anche questo è un procedimento basato sulle indicazioni comprese da un codice risalente al periodo fascista, prima ancora della nascita della Costituzione, quando le libertà individuali non avevano vissuto la primavera dei diritti civili. Infatti, moltissimi articoli di quel codice sono stati poi aboliti per adeguare la nostra normativa penale allo spirito del tempo".

Sulla stessa lunghezza d'onda Filomena Gallo, segretario dell'associazione e coordinatrice del collegio di difesa di Cappato e Welby, che punta il dito contro la "realtà italiana eccessivamente punitiva per chi è vittima di patologie irreversibili e desidera porre fine a terribili sofferenze. Dover andare in esilio a morire all’estero, lontano da casa. Affrontare un viaggio lungo, faticosissimo, per il quale necessitano migliaia di euro e agire nella clandestinità: alla malattia di Davide si è aggiunta la tortura imposta dallo Stato e dalle sue inutili proibizioni: una serie di ulteriori punizioni che vogliamo eliminare".

Come nel caso di Dj Fabo anche l'inchiesta per la morte di Trentini è scaturita da un'autodenuncia.

Quella di Cappato e Mina Welby, recatisi autonomamente di fronte alle autorità per denunciare, o meglio rivendicare, le proprie responsabilità, in quella che sentono - e con loro milioni di italiani - una battaglia non più rinviabile.

(Unioneonline/l.f.)
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