Va a processo il pusher che ha venduto la droga a Libero De Rienzo: lo ha deciso il gup di Roma dopo che è stato dimostrato che a uccidere l’attore il 15 luglio scorso è stata proprio “l'intossicazione acuta" da eroina che lo spacciatore di nazionalità gambiana Mustafà Minte Lamin gli aveva venduto alcune ore prima.

Per lui dunque la pesante accusa di “morte come conseguenza di altro reato”: il processo è stato fissato al prossimo 6 aprile davanti al giudice monocratico. Nei suoi confronti i pm di piazzale Clodio contestano inoltre i reati di detenzione e cessione di stupefacenti.

L’ARRESTO – Era il 28 agosto, un mese e mezzo dopo la morte dell’attore di “Fortapasc”, quando il pusher venne arrestato al termine di una serrata attività di indagine svolta dai carabinieri. Secondo quanto emerso dalle indagini Lamin aveva venduto la sostanza killer a De Rienzo ventiquattro ore prima di quando fu trovato, privo di vita, nella sua abitazione in zona Madonna del Riposo a Roma per “un arresto cardiorespiratorio per intossicazione acuta da eroina".

Gli esami hanno fatto emergere che De Rienzo aveva assunto in quelle ore anche cocaina e ansiolitici che però non sarebbero la causa della morte: è stata l’eroina a ucciderlo.

Del gambiano si erano poi perse le tracce: gli investigatori hanno svolto verifiche nell'ambiente dello spaccio di sostanze nelle zone limitrofe al luogo del decesso, riuscendo a ricostruire alcuni collegamenti che li hanno condotti fino al quadrante sud-ovest della Capitale, in particolare nel popolare quartiere di Torre Angela dove hanno arrestato lo spacciatore.

Lamin fu bloccato in flagranza di reato, al momento del fermo sono stati sequestrati ulteriori 7,7 grammi di eroina. 

Ad inchiodare l'arrestato, che vendeva la droga “a domicilio”, anche l'analisi dei tabulati telefonici che ha consentito di individuare la posizione dello spacciatore proprio nei pressi dell'abitazione dell'attore napoletano. Le verifiche effettuate sullo smartphone di De Rienzo hanno consentito di ricostruire i contatti avuti nei due giorni precedenti alla tragica morte e, forse, individuare proprio l'utenza utilizzata dallo spacciatore.

(Unioneonline/D)

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