I gonfaloni dei due comuni vengono poggiati uno accanto all'altro. I sindaci di Orune e Nule, Michele Deserra e Giuseppe Mellino, si abbracciano e si stringono la mano. Così come i consiglieri comunali, quasi tutti giovanissimi.

Per l'assemblea civica congiunta tra i due paesi, la sala è gremita di uomini e donne silenziosi.

In molti non trattengono l'emozione come succede alle sorelle di Stefano Masala, ieri coraggiosamente in prima fila. È proprio dalla scomparsa di questo ragazzo di Nule, 28 anni, la sera del 7 maggio del 2015, che inizia un calvario, un vortice di sofferenza, paura e odio, passato per l'omicidio dello studente Gianluca Monni, 18 anni, assassinato il giorno dopo alla fermata del pullman.

Da allora tensioni inevitabili trascinate dalla cronaca e dagli eventi che si susseguono, con l'arresto dei presunti assassini.

"Farsi giustizia da sé non deve più appartenere alle nostre comunità", ha detto il sindaco di Orune. "Diteci dov'è Stefano", è stato l'appello di quello di Nule. E poi l'inevitabile: "Ci sa parli".

Ieri, intanto, si è svolto l'interrogatorio di garanzia di Francesco Pinna, l'allevatore di Nule finito in cella con l'accusa di aver intimorito due testimoni. Pinna, zio dei presunti autori del delitto - i cugini Paolo Enrico Pinna e Alberto Cubeddu - ha negato ogni addebito.
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