Alfredo Cospito deve restare al 41 bis perché può continuare ad esercitare «il suo ruolo apicale» nella Fai anche dal carcere.

Lo si legge nelle motivazioni del Tribunale di Sorveglianza che ha respinto il reclamo della difesa dell'esponente anarchico detenuto a Sassari da due mesi in sciopero della fame in segno di protesta contro il regime di carcere duro che gli è stato inflitto per quattro anni.

Secondo i giudici la detenzione ordinaria anche «in regime di alta sicurezza, non consente di contrastare adeguatamente l'elevato rischio di comportamenti orientati all'esercizio da parte di Alfredo Cospito del suo ruolo apicale nell'ambito dell'associazione di appartenenza».

Per i giudici di Roma la «valutazione del profilo criminale del detenuto» e «del suo ruolo verticistico» all'interno della Fai e della «perdurante operatività della stessa, dimostrano come sussista un concreto pericolo, una qualificata capacità di Cospito di riprendere pienamente i vincoli associativi pur dall'interno del carcere, e di veicolare all'esterno e con autorevolezza disposizioni criminali». Pertanto «il regime di alta sicurezza» non è sufficiente per scongiurare una ripresa dell'attività di Cospito e per «neutralizzare il rafforzamento e la perpetuazione del vincolo associativo e ogni situazione che possa comportare anche la stessa percezione di rapporti ancora attivi con accoliti in libertà, anche veicolata, in regime ordinario, da altri soggetti ristretti».

Nel documento i giudici della Capitale affermano anche che le comunicazioni di Cospito «con le realtà anarchiche all'esterno del circuito carcerario appaiono assidue e producono l'effetto di contribuire ad identificare obiettivi strategici e a stimolare azioni dirette di attacco alle istituzioni».

Il tribunale sostiene che l'anarchico con «numerosi scritti e opuscoli clandestini ha contribuito e contribuisce ad elaborare un modello di lotta in cui vengono formulate proposte organizzative, argomenti e temi su cui orientare la lotta, definiti obiettivi strategici costituenti un 'invito ad agire' che poi nuclei cellule o individualità raccolgono traducendo l'obiettivo in attentati veri e propri di diversa entità e difficoltà… sulla base delle concrete possibilità d'azione che ciascuno possiede».

Ieri inoltre i giudici della Corte di Assise d'appello di Torino, davanti ai quali si celebra il processo contro Cospito accusato di strage politica, hanno accolto una richiesta dei legali dell'uomo, sollevando una questione di legittimità costituzionale. Gli atti verranno ora trasmessi alla Consulta.

Torna intanto l'allarme per le proteste degli anarchici in tutta Italia. E l'allerta sui luoghi più sensibili viene innalzata. Ieri dopo la decisione del Tribunale di Sorveglianza sulle pagine social di area anarchica il messaggio è stato chiaro: «Le conseguenze, qualsiasi queste saranno, sono da imputare agli apparati di Stato». Uno dei prossimi appuntamenti, teatro della protesta pro-Cospito, sarebbe il ministero della Giustizia venerdì prossimo alle 15. Poi manifestazione anche il 31 dicembre.

Alfredo Cospito è accusato di strage politica per l'esplosione di due ordigni nei pressi di una caserma dei carabinieri a Fossano, in provincia di Cuneo, la notte del 2 giugno 2006, che non ha causato né morti ne feriti. La norma su cui i giudici di Torino hanno chiesto un intervento è quella che impedisce di concedere l'attenuante del fatto di lieve entità se l'imputato è considerato recidivo. Cospito, classe 1967, è il primo anarchico sottoposto al 41bis, in genere riservato a mafiosi e terroristi. Era stato già condannato per l'attentato, nel 2012, al dirigente dell'Ansaldo Roberto Adinolfi, gambizzato. «Secondo il nostro medico, è arrivato al limite», fa sapere l'avvocato Flavio Rossi Albertini.

(Unioneonline/D)

© Riproduzione riservata