Cinque nomi risultano iscritti nel registro degli indagati nell’ambito dell'inchiesta sul pranzo alle Nuove Terme di Sardara, interrotto lo scorso 7 aprile dai finanzieri perché organizzato in violazione delle norme anti-covid previste dalla Zona Arancione. Per quattro di loro l’ipotesi formulata dalla Procura è quella di peculato per l’utilizzo delle auto blu con l’autista. Per un quinto, invece, si ipotizza l’omissione d’atti d’ufficio perché non avrebbe attivato i controlli sulle norme anti-assembramento dopo aver visto che al ristorante era stato allestito un banchetto. Per ora, giusto ribadirlo, si tratta solo di ipotesi.

I primi indagati

La scorsa settimana, dopo aver sentito una ventina di testimoni tra i partecipanti al pranzo, la procuratrice della Repubblica, Maria Alessandra Pelagatti, e il suo sostituto, Giangiacomo Pilia, avevano deciso di far migrare il fascicolo nel registro delle notizie di reato (il Modello 21), dopo averlo aperto due settimane prima come Modello 45, i cosiddetti atti privi di rilevanza penale. Nessuno degli attuali indagati ha ricevuto un invito a comparire. Per quattro si ipotizza il peculato d’uso: un’iscrizione quasi obbligatoria dopo il racconto di alcuni partecipanti al pranzo che hanno fatto espresso riferimento all’arrivo di alcuni con l’auto di servizio. Si tratta del colonnello Mario Granari, comandante del 151° Reggimento della Brigata Sassari, e del suo vice, il tenente colonnello Mario Piras, anche lui presente al pranzo. C’è poi il direttore generale di Forestas, Giuliano Patteri, e il manager dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino, arrivato in compagnia della direttrice sanitaria Paola Racugno e di quella amministrativa Roberta Manutza (queste ultime due non indagate). Peculato e tentata truffa militare sono stati anche ipotizzati dalla Procura Militare di Roma nei confronti del colonnello Granari.

L'omissione

Indagato con l’ipotesi di omissione d’atti d'ufficio, invece, il comandante del Corpo forestale della Sardegna, Antonio Casula. Oltre che pubblico ufficiale - stando a quanto filtrato - il capo dei Forestali è anche ufficiale di polizia giudiziaria. Un ruolo con incarichi specifici di vigilanza delle norme anti-Covid che, sempre stando alle ipotesi, gli avrebbe imposto l'obbligo di «attivarsi tempestivamente» per ragioni di giustizia, sicurezza, ordine pubblico e, per l’appunto, di igiene e sanità. Nonostante anche lui avesse l’auto di servizio, il comandante Casula non è indagato per peculato: sentito come testimone, avrebbe già dimostrato di essersi fermato a Sardara di ritorno da una trasferta di lavoro nel Nord Sardegna (Sassari e aeroporto di Alghero). Quella leggera deviazione escluderebbe già di suo il reato.

Altri testimoni

È stato sentito ieri per quasi due ore il collaboratore degli Enti locali in Regione, Stefano Esu, fratello di Mauro, portavoce del governatore della Sardegna, Christian Solinas. Entrambi i fratelli sono stati convocati come persone informate sui fatti e, secondo le testimonianze, ambedue avrebbero preso parte al banchetto. Ai tavoli ci sarebbero stati una quarantina di dirigenti regionali e di enti strumentali, vertici sanitari, politici e amministratori. All’arrivo dei finanzieri, però, un discreto numero sarebbe riuscito a dileguarsi, tanto che ne erano stati identificati 19. Lunedì sera, invece, è stato sentito dalla Guardia di Finanza il direttore artistico dell’Ente Lirico di Cagliari, Luigi Puddu. Agli investigatori il musicista avrebbe confermato di essere andato a Sardara per un sopralluogo in vista di un possibile concerto. Sulla questione potrebbe essere sentito a breve in Procura anche il soprintendente del Teatro Lirico, Nicola Colabianchi.

Francesco Pinna

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