La famiglia di Noemi Durini ha chiesto al ministro della Giustizia Carlo Nordio provvedimenti contro il direttore e gli educatori dell’Istituto Penale Minorile di Quartucciu in relazione al caso dei permessi premio concessi a Lucio Marzo, il giovane che ha ucciso la fidanzata 16enne a coltellate in Salento.

È l’ultimo passo – ma ce ne saranno altri – della battaglia intrapresa dal 10 agosto 2023 da Imma Rizzo, madre di Noemi, e la sua avvocatessa Valentina Presicce. Quel giorno, alle 5.15 del mattino, Marzo ubriaco alla guida bruciò l’alt della Polizia e si diede alla fuga a tutta velocità prima di essere fermato al termine di un inseguimento. Aveva violato tutte le prescrizioni imposte dal magistrato di sorveglianza, che gli vietavano la guida di qualsiasi veicolo e motore, e scattò una denuncia a piede libero per guida in stato di ebrezza.

Il 24enne in quei giorni era affidato al titolare di una pizzeria di Sarroch, la madre di Noemi chiese e ottenne il trasferimento in un carcere per adulti, poi si è fatta trasmettere l’elenco di tutti i permessi premio ottenuti da Marzo. La lettura del documento «ha fatto sprofondare la famiglia di Noemi nel dolore, come se la figlia fosse stata uccisa per la seconda volta dallo Stato».

Il 10 ottobre 2020, a soli tre anni dall’omicidio (3 novembre 2017) e a poco più di un anno dalla sentenza della Corte d’Appello, a Marzo è stato concesso il primo permesso premio per partecipare alla conferenza “Il senso del perdono nella vita”. «Lucio Marzo – precisa la legale della famiglia Durini – non ha mai chiesto perdono e non ha mai dimostrato pentimento per il fatto commesso. La sua partecipazione a una conferenza sul perdono è una beffa per i familiari di Noemi».

Tralaltro l’avvocata Presicce è convinta che quel permesso sia stato concesso in violazione dei limiti temporali previsti dalla legge. In risposta a un’interrogazione parlamentare in merito, il ministro Nordio riferiva che «il dettato normativo con riferimento ai suddetti limiti temporali ostava in modo ineludibile alla concessione dei suddetti benefici». Ma il Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità, «invece di contestare la concessione dei benefici e prendere provvedimenti» contro chi aveva concesso i permessi, comunicava che nella concessione di quei benefici «non si sono riscontrate irregolarità».

Intanto i permessi si accumulano. Lucio Marzo va allo stadio a vedere il Cagliari, a lavorare in pizzeria a Sarroch. Permessi, questi ultimi, che si sono rivelati «un vero fallimento». Marzo, infatti, «era affidato al titolare di questo esercizio pubblico con pernottamento presso la sua abitazione, quando il 9 gennaio 2023 tornava all’Ipm positivo ai cannabinoidi ed era alla guida dell’auto intestata allo stesso titolare quando veniva fermato ubriaco alle 5 del mattino il successivo 10 agosto».

«Com’è possibile – si chiede la famiglia di Noemi – che nonostante la positività ai cannabinoidi si sia continuato ad affidare il Marzo al titolare di questo esercizio pubblico?».

Dopo quel test tossicologico positivo, l’equipe trattamentale dell’Ipm ha interrotto i permessi premio per soli due mesi. Perché? «Il giovane – riferisce l’avvocatessa citando stralci di relazioni dell’Istituto di Quartucciu – ha verbalizzato di essersi sentito particolarmente triste e dispiaciuto… Insieme all’equipe di riferimento si è deciso di utilizzare un tempo congruo (due mesi) prima di richiedere un altro permesso».

Questo, prosegue la legale, «evidenzia che il percorso di 6 anni presso l’istituto pentienziario minorile è risultato un fallimento totale». E sono «ancora più vergognosi» i permessi concessi a Marzo in 6 occasioni (tre giorni a luglio, altrettanti ad agosto) per «consolidare la conoscenza di una ragazza conosciuta in ambito lavorativo», si legge nella relazione.

«Sconcertante – è il commento della famiglia di Noemi – concedere un permesso premio a un soggetto ancora pericoloso per frequentare una ragazza a distanza di soli sei anni dall’omicidio di Noemi Durini. Con il rischio di mettere in pericolo la vita di un’altra ragazza. Questo è lo Stato che dovrebbe tutelarci e proteggerci».

Ancora: il 25 settembre 2022 a Marzo a Quartucciu vota alle elezioni politiche: «Siamo convinti, stiamo ultimando gli accertamenti, che Lucio Marzo nel 2022 non potesse esprimere il suo voto in quanto interdetto dai pubblici uffici».

Dopo questi fatti, definiti «gravissimi» dalla famiglia di Noemi, Marzo viene trasferito in un carcere per adulti, prima a Bancali, poi a Bollate (Milano). E nel penitenziario milanese viene scelto per partecipare al concerto tenuto da Lazza all’interno del carcere.

«Ho chiesto provvedimenti disciplinari a carico del direttore e degli educatori dell’Ipm di Quartucciu. Hanno concesso permessi premio ad in violazione dei limiti temporali imposti dalla legge ad un soggetto socialmente pericoloso. Hanno concesso permessi per far votare un soggetto interdetto dai pubblici uffici, chi ha sbagliato deve assumersi le proprie responsabilità», spiega l’avvocatessa, che chiede al ministro una presa di posizione in merito ai permessi per chi si macchia di reati efferati.

«Fino a quando le famiglie dovranno lottare da sole, senza che le istituzioni si schierino veramente dalla loro parte? Chiediamo che la Giustizia Italiana vada nella direzione di garantire maggiore tutela alle vittime e non agli assassini», conclude Valentina Presicce.

(Unioneonline/L)

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