È terminato l'interrogatorio, da parte del pm al carcere di Uta, di Marcello Pitzalis nell'ambito dell'inchiesta per associazione a delinquere e disastro ambientale che vede coinvolti i vertici della Fluorsid.

Per cinque ore l'uomo, dal 2016 coordinatore delle attività delle società di Armando Bollani (che si occupavano di logistica e servizi per conto della Fluorsid), ha spiegato il suo ruolo e in quali attività fosse coinvolto.

Assistito dall'avvocato Luigi Sanna, ha ammesso l'insufficienza del sistema di abbattimento delle polveri provocate dalla lavorazione nello stabilimento, che poi si diffondevano nell'aria andando a depositarsi sui terreni e nelle case vicine, e ha spiegato che nei buchi creati nella "montagnetta" di gesso sversavano il contenuto degli autospurgo: materiale a lui sconosciuto.

Gli ordini arrivavano dai suoi superiori.

Domani si prosegue con Michele Lavanga, direttore dello stabilimento, Sandro Cossu, responsabile sicurezza e ambiente della Fluorsid, e Alessio Farci, responsabile della produzione dei sottoprodotti a base di solfato.

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