Antonello Magnano ha sempre avuto la passione per l’arte. Recentemente ha compiuto 72 anni, figlio di un minatore e madre casalinga ha avuto una giovinezza avventuriera, allegra e spensierata, oggi dipinge e fa opere artistiche mobili con legno riciclato. Nel suo quadro c’è il viso di Frida Kahlo, pittrice messicana con scritta in messicano traduzione in italiano «Non fate caso a me, sono di un altro pianeta, ancora vedo orizzonti dove tu disegni confini».

L’artista guspinese racconta: «Nella realizzazione dei quadri uso tecnica mista. Utilizzo colori a olio, acrilici, la pirografia, pennello, tampone. Mi piace dipingere, mi libera la mente, l’arte mi rilassa, riesce a far emergere il mio animo, irrequieto ma buono, con tanti sentimenti positivi». Antonello a sedici anni emigrò a Milano in cerca di lavoro, nella metropoli lombarda aveva lavorato in importanti ristoranti diventando un ottimo cuoco. Anche in questo campo la fantasia non gli era certamente mancata: ai piatti originali aggiungeva, con il suo intuito, gusti e sapori personalizzati.

L’allegria gli ha permesso di superare le avversità della vita che purtroppo non sono mancate. «La passione per la cucina non mi è scomparsa, spesso mi diletto nei fornelli per preparare pietanze per amici e parenti. Da nove anni sono in pensione, l’ultimo periodo lavorativo lo feci nel circolo didattico di Guspini come collaboratore scolastico, mi dedicavo al lavoro con passione mi piaceva stare con i bambini, mi trasmettevano allegria. In un giardino di mia proprietà coltivo l’orto, ho anche alberi da frutto, trascorro molte ore della giornata a contatto con la natura. Mi sveglio presto – prosegue Magnano - e ogni giorno vado nella piazzetta di Padre Pio perché ne sono devoto. Poi, vado a casa faccio colazione e mi reco in giardino, qui sento le giuste emozioni artistiche che mi portano a realizzare quadri oppure opere artistiche in legno».

«Le emozioni sono la molla che fanno diventare metafora il mio stato interiore, - spiega ancora Magnano- la rappresentazione simbolica delle emozioni che, in tal modo, vengono esternate, creano l’opera d’arte. La manualità mi permette di dare ad ogni emozione una forma, un colore, una figura. La familiarità con l’arte e le mani si uniscono con mie emozioni, e si riversano all’interno di un quadro. Solo dopo le rivaluto e le analizzo e le interpreto a modo mio. Da bambino mi piaceva osservare, interpretare e rielaborare rappresentazioni simboliche ciò che vedevo di bello e di brutto nella vita quotidiana, ciò mi ha consentito di sviluppare un atteggiamento critico e di analisi verso le persone che hanno necessità di vario tipo ma non lo dicono pubblicamente. Mi piace dipingere i visi delle persone esaltando la bellezza e l’espressione delle persone utilizzando foto».

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