Ha compiuto 110 anni il Faro di Punta Sardegna, di fronte alle isole di Maddalena e Spargi, a 7 km da Palau. È una costruzione bianca, alta 13 metri, disposta su due piani, edificata appunto nel 1913. Fin dalla sua entrata in funzione è stato gestito dalla Regia Marina e dalla Marina Militare, con personale militare e civile. Per circa vent’anni è stato alimentato dall’acetilene, l’elettrificazione fu portata nel 1932. È stato presidiato da famiglie di fanalisti, fino al 1975; le ultime erano di Santa Teresa e La Maddalena.

Dopo 20 anni di sostanziale abbandono, nel 1995 il faro di Punta Sardegna venne dato in concessione perpetua e gratuita all’Università di Trieste. Nel 1998, anno di nascita di Oceans (Osservatorio Coste e Ambiente Naturale Sottomarino), fu stipulata una convenzione fra l’Università di Trieste e di Cagliari il Comune di Palau, convenzione allargata nel 2008 alla Provincia di Olbia Tempio.  È stato modificato, da parte del Comune di Palau, nel secondo piano, dove sono stati realizzati dei bagni ed è stato adibito a foresteria, facendone complessivamente un ambiente dotato soprattutto di strumentazione scientifica che è servita e serve all’Università di Trieste a quella di Cagliari. Inaugurato il 3 giugno 2005, può ospitare fino a 16 ricercatori.

Diretto dal prof. Sandro Demuro, dell’Università di Cagliari, è dotato di tre laboratori: sedimentologia, cartografia e Gis, geologia marina e si avvale di avanzate tecnologie per lo studio delle coste e dei fondali marini.

Quello di Punta Sardegna continua dunque e comunque, ad essere faro, punto di riferimento ancora, romanticamente e non solo, insostituibile, con la sua punta di luce che nella notte s’accende e si spegne, a segnalare terra a chi va per mare: pescatori, diportisti a motore e velisti, piccole e anche grandi navi.

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