Olbia, uccisa dall’eroina ma il processo non si fa
Il gup del Tribunale di Tempio ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Amofa Osas, 42enne nigerianoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Selene Barbuscia aveva 32 anni quando le venne data una dose di eroina letale, un quantitativo di droga troppo alto per l’organismo di un essere umano e per di più di pessima qualità. Il corpo senza vita della donna venne trovato in un appartamento di un condominio, nel centro di Olbia.
Era l’estate del 2019 e oggi il gup del Tribunale di Tempio ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Amofa Osas, 42 anni, cittadinanza nigeriana, l'uomo accusato di avere dato l’eroina a Selene. La contestazione è morte come conseguenza di altro reato. Il giudice ha applicato, una delle prime sentenze in Italia, le disposizioni contenute nella riforma del processo penale varata dalla ministra Marta Cartabia (governo Draghi). Il processo non si celebra perché Amofa Osas non è stato mai rintracciato, nonostante le ricerche a Olbia delle forze dell’ordine.
L’uomo è sparito nel nulla. Con le nuove disposizioni del Codice di Procedura penale, si evita di tenere in piedi un processo che, di fatto, non può essere celebrato. Se entro il 2031 l’uomo dovesse essere rintracciato, si riapre il procedimento. La sentenza sarà inserita nelle banche dati del ministero dell’Interno e in quelle internazionali. La vicenda, dal punto di vista dei familiari di Selene Barbuscia, è sicuramente dolorosa. La sentenza di oggi arriva dopo numerose richieste e prese di posizione, anche pubbliche, perché venissero identificati e processati i responsabili della morte della donna.