Olbia, Festa della Liberazione sobria: un minuto di silenzio per Papa Francesco
Si è aperta con la celebrazione della messa e si è chiusa con l'Inno di Mameli suonato dalla banda musicale cittadinaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Trombe e ottoni in rigoroso silenzio, il tradizionale corteo, che da Piazza Regina Margherita ha raggiunto il Monumento ai caduti per la deposizione delle corone, ha sfilato con toni sobri.
Il 25 aprile a Olbia, alla presenza delle autorità civili e militari, si è aperto con la celebrazione della messa e si è chiuso con l'Inno di Mameli suonato dalla banda musicale cittadina.
In mezzo, un minuto di silenzio per salutare Papa Francesco e alla fine, un coro spontaneo che ha intonato Bella ciao.
«Ci riuniamo oggi per celebrare l’ottantesimo anniversario della Liberazione che non è solo una celebrazione, è un monito e rivolgiamo il nostro pensiero a Papa Francesco che ci ha lasciato il 21 aprile e che durante il suo pontificato ha sempre invocato la pace, il dialogo tra i popoli e la fratellanza universale: il suo insegnamento ci richiama al dovere di costruire un mondo più giusto e solidale, un impegno che oggi più che mai dobbiamo portare avanti con forza», ha detto il sindaco, Settimo Nizzi, invitando a un momento di raccoglimento in memoria del Santo Padre. «Ottanta anni fa, l'Italia ritrovò la libertà dopo lunghi periodi di oppressione e il popolo italiano, unito nella lotta per la democrazia, si rialzò per costruire un Paese nuovo», ha aggiunto Nizzi, ricordando che «quest'anno la commemorazione ha un significato più profondo perché coincide con la liberazione dal campo di concentramento di Auschwitz, un luogo che ancora oggi ci ricorda dove possono condurre l'oppressione e l'odio».
E ha concluso: «La nostra terra, la Sardegna tutta, ha vissuto la guerra e ha contribuito alla Resistenza con il coraggio e la dignità dei suoi figli, ha dato alla storia uomini e donne che non hanno esitato a dare la propria vita per la libertà di tutti e Olbia, città di mare e punto di approdo e di accoglienza, ha saputo trasformare la sua forza in un impegno costante per la pace e la democrazia».