Quasi settecento coltelli di forgia sarda, con certificati di garanzia e attestazioni di produzione artigianale, tutti marchiati con una testa di muflone e le diciture “Leppas” e “Pattadesa”, secondo la pm Franca Cabiddu oggetti che non hanno niente a che vedere con la coltelleria sarda di cui avevano solo le caratteristiche più note.

Per la pm le lame trovate in un negozio di Golfo Aranci sono state prodotte in Pakistan. Una gioielliera è a processo a Tempio per il reato di “commercializzazione di prodotti industriali recanti marchi o segni distintivi fallaci”.

Nel capo di imputazione si parla di una operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Olbia nel 2019. Il dato rilevante è che la persona sotto accusa secondo gli inquirenti non solo aveva i coltelli contraffatti nel suo negozio, ma sarebbe stata lei a commissionarli all’azienda pakistana Premax Industries.

Secondo i militari delle Fiamme Gialle la prova della produzione nel paese asiatico è nelle bolle di importazione e nelle certificazioni doganali. La gioielliera, difesa dall’avvocato Nino Cuccureddu, respinge le accuse. 

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