Vaccine day: tra speranza di rinascita e spinta all'autodeterminazione collettiva
Tra "no vax" e "negazionisti" è comunque importante predisporre una campagna informativa chiara e accessibile a tuttiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
27 dicembre 2020: una data come tante altre, ma opportunamente ribattezzata come “Vaccine Day” e che, tra polemiche più o meno significative, non mancherà di passare alla Storia per il suo significato pratico-esistenziale.
Proprio ieri, infatti, in Sardegna, come nel resto d’Europa, ha avuto inizio la tanto attesa campagna di vaccinazione anti Covid-19 e il presidente Christian Solinas non ha mancato di definirla come una “giornata dal grande valore simbolico, un passo importante per il ritorno alla normalità” che si tenterà di assicurare attraverso la predisposizione di un’ampia “campagna di vaccinazione che seguirà nei prossimi mesi”, nel corso dei quali, peraltro, “sarà ancora fondamentale non abbassare la guardia”. Stando poi alle parole del ministro della Salute Roberto Speranza, il vaccino sarà “gratuito per tutti gli italiani” ma, comunque, “non obbligatorio”, quanto meno per il momento. L’intento è chiaramente quello di creare e rafforzare il rapporto di fiducia tra il cittadino e le istituzioni, ma se le adesioni alla campagna vaccinale si riveleranno carenti, allora, il Governo potrebbe necessariamente prendere in considerazione l’ipotesi di stabilire l’obbligatorietà della vaccinazione.
La posizione dunque appare tutt’altro che sibillina: si sceglie la via meno invasiva per affidarsi al buonsenso degli italiani tra i quali, tuttavia, aggiungo io, si “nascondono”, e neppure troppo bene, tantissimi cosiddetti “no vax”, come pure tanti altri cosiddetti “negazionisti” che, con buona verosimiglianza, potrebbero decidere di “by-passare” il percorso di “immunizzazione” vanificandone gli effetti a livello generale. Ragionare sul se sia corretto o meno discorrere in termini di obbligatorietà in materia sanitaria non è mai semplice in ragione del bilanciamento necessario che deve intervenire nel contemperamento tra esigenze di salute pubblica e diritti costituzionalmente garantiti e, d’altra parte, non può esistere una risposta univoca valida in assoluto: semplicemente, quella risposta, relativa per definizione, “dipende” da infinite variabili.
Dipende, in particolare, da una serie di circostanze di carattere oggettivo e soggettivo le quali, costituendo delle variabili mobili, non consentono di offrire riscontri certi e/o identici in relazione al medesimo interrogativo rapportato a situazioni simili e/o anche dissimili che, all’evidenza, vanno doverosamente esaminate caso per caso operando gli opportuni distinguo. Personalmente ho sempre ritenuto che l’ideale sarebbe riuscire a promuovere, attraverso una informazione trasparente e veritiera, un’adesione collettiva, consapevole e volontaria alla vaccinazione. Tuttavia, la diffusione crescente di un atteggiamento condiviso di “resistenza vaccinale” mi induce, mio malgrado, a ripensamenti più che motivati, perlomeno nel caso specifico dell’evento pandemico in essere. Soprattutto allorquando sia possibile, come nel caso di specie, accertare la contemporanea sussistenza di tre presupposti determinanti e giustificativi di un intervento prescrittivo: intanto, la non incompatibilità della eventuale legge impositiva di un trattamento sanitario, quale appunto quello vaccinale, con l’art. 32 Cost. (cfr., in questo senso, Sentenza Corte Costituzionale n. 5/2018); quindi, la riscontrata efficacia della vaccinazione, giacché “il trattamento deve essere diretto (come di fatto pare essere) non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri” (cfr. sent. n. 5/2018); infine, la non incisività “in negativo del trattamento medesimo sullo stato di salute di colui che dovesse esserne obbligato”, “salvo che per quelle sole conseguenze che appaiano normali e, pertanto, tollerabili” (cfr. sent. n. 5/2018).
Ebbene, sussistendo di fatto siffatte circostanze, come del resto paiono effettivamente sussistere nel caso che ci occupa, il Legislatore ben avrebbe potuto, nella situazione contingente, e senza incidere negativamente sul rispetto del principio di proporzionalità, “rafforzare la cogenza degli strumenti di profilassi vaccinale, configurando un intervento non irragionevole allo stato attuale delle condizioni epidemiologiche e delle conoscenze scientifiche” (cfr., in questo senso, Corte Costituzionale, Sentenza n. 5/2018) siccome, a ben considerare, appare innegabile che ci troviamo dinanzi ad una emergenza sanitaria senza precedenti che rischia seriamente di travolgerci tutti. Attualmente invece, e relativamente al caso specifico della vaccinazione anti Covid-19, forse anche per il timore di incorrere in una accusa subdola quanto penosa di “dittatura sanitaria”, in Italia come nel resto d’Europa, sembra prevalere un approccio alla questione di tipo “paternalistico libertario”, ossia fondato sull’idea che sia possibile e legittimo per le istituzioni “influenzare”, ma sarebbe meglio dire “orientare”, il comportamento della popolazione rispettandone contemporaneamente la libertà di scelta. E tanto anche in uno dei pochissimi momenti in cui il diritto, in qualche modo, dovrebbe soccombere necessariamente, sia pure solo e doverosamente con legge, alla scienza.
Se questo atteggiamento - che nella generalità dei casi io stessa condividerei - si rivelerà vincente sarà solo il Tempo a raccontarcelo, ma nel frattempo, ed anche a voler prescindere da ogni approccio “soft”, non si può tergiversare nel predisporre fin d’ora una campagna informativa chiara e accessibile a tutti, nel fare opera di convincimento tra la gente in merito all’utilità di questo vaccino tanto nel presente quanto nel prossimo futuro, soprattutto allorquando si voglia considerare che tentare di indirizzare il contegno degli individui verso esiti congruenti con i loro interessi, i quali si presentano come relativi e diversissimi per definizione, quando non anche contraddittori, non è impresa affatto semplice.
Giuseppina Di Salvatore
(avvocato - Nuoro)