Il commento di Paolo Fadda: quale futuro costruire per i propri figli e nipoti?
"La Sardegna appare in costante regresso, afflitta da una forte astenia pare abbia perso ogni volontà ed ogni attitudine per procedere verso il progresso".Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Riportiamo l'intervento di Paolo Fadda sulla situazione in cui versa la nostra Isola e su cosa dovremmo fare per superare il declino
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C'è ancora nella società politica sarda la voglia di progettare il futuro, di impegnarsi, confrontandosi, su quale Sardegna costruire per i propri figli ed i propri nipoti? Si potrà contare - ci si domanda ancora - su di un impegno che vada oltre i rimedi del contingente e che permetta di venir fuori dalle convenienze clientelari, dagli scontri inconcludenti e dai calcoli elettorali a brevissima scadenza?
D'altra parte si sente in giro, e la si constata ogni giorno sui social, una gran voglia di voltare pagina, di uscire fuori dalle sabbie mobili di pratiche politiche stantìe ed infeudate nel semplice mantenimento del potere e dal corto respiro. Si tratta certamente di un sentimento diffuso, originato dal declino di una regione dove sono più le macerie del passato che le opere del presente.
Ciononostante, non si trova traccia alcuna di una disponibilità ad uscire fuori dall'immobilismo di questi ultimi anni, e su come immaginare e realizzare una possibile ripresa. Eppure i problemi aperti sono sempre più numerosi e si avverte un forte malessere per una mancanza di lavoro che interessa circa 120mila nostri corregionali, di cui quasi la metà dotati di diploma o laurea. Con in più il prodotto interno lordo in continua flessione, ormai giunto a valere più o meno neppure i due terzi di vent'anni or sono.
Ora, per chi la esamini attraverso questi indicatori, la Sardegna appare in costante regresso, afflitta da una forte astenia, nel senso che pare abbia perso ogni volontà ed ogni attitudine per procedere verso il progresso.
Per sprovvedutezza o per fragilità del suo establishment al potere. Occorrerebbe, quindi, selezionare e sostenere una dirigenza, sia nella politica come nella società civile, che abbia la capacità intellettuale e trovi l'impegno sociale per progettare un'idea di Sardegna differente e vincente.
Preliminarmente bisognerebbe definire, dopo tanti "no-tutto", verso quali obiettivi indirizzarsi, e sul come meglio reclutare ed utilizzare le migliori valenze locali, dalle professionalità disponibili alle risorse del territorio. Ed è su quest'ultimo aspetto che credo debba avviarsi una riflessione sul futuro.
Perché è la geografia, nei suoi vari aspetti, a far aggio da sempre sulle vicende dell'isola: dal passato più remoto al presente. D'altra parte il riconoscimento dell'insularità geografica come diseconomia costituzionale, conferma quest'assunto. La stessa necessità di dover contenere lo spopolamento sofferto da un centinaio (o quasi) di nostri comuni, riflette un problema di disequilibrio geografico.
C'è dunque, come problema centrale, un'emergenza geo-politica, che occorre affrontare progettando un efficace aménagement, un riordino funzionale dell'intero territorio isolano. Partendo dal considerare e valutare attentamente quanto accaduto negli ultimi sessanta-settant'anni: si è trattato di un vero e proprio terremoto antropologico, poiché ha sconvolto strutture sociali e assetti produttivi ultra secolari, oltre ad avere stravolto la stessa configurazione demografica ed economica dell'isola. Infatti, se fino agli anni '50 neppure un terzo della popolazione isolana abitava sulla fascia costiera, oggi le parti si sono invertite: solo un terzo scarso abita nelle località dell'interno. Ed anche la ricchezza (il reddito pro capite) è emigrata sulle coste.
Tutto questo ha comportato dei guasti e dei costi sociali non indifferenti. Oltre ad avere provocato una trasformazione radicale delle economie locali. Determinando fratture e contrapposizioni difficilmente compatibili con un'equità sociale.
La Sardegna ha quindi urgente bisogno di rimettere ordine ai suoi spazi, attraverso una pianificazione territoriale che riorganizzi e riequilibri, in una visione prospettica, le diverse attività in atto, ottimizzi le reti dei collegamenti, riqualifichi le infrastrutture, ridia senso alle residenze ed a tutto quanto necessita alla vita ed all'abitare in indifferenza di luogo.
Operando attraverso due assi principali: quello sociale, per consentire un diffuso ed equilibrato benessere alle popolazioni, e quello ecologico, per evitare fratture e guasti irreversibili agli ecosistemi naturali.
Forse così si andrebbe oltre le feroci contrapposizioni che, da anni, sul piano paesaggistico e dintorni, hanno diviso i sardi in guelfi e ghibellini.
Paolo Fadda
Scrittore e storico