Ogni singola goccia di sangue conta: sardi generosi ma non basta

18 giugno 2024 alle 20:11

La racconta di sangue in Sardegna regge come nel resto del Paese. I sardi sono generosi e ogni anno consentono di raggiungere 80 mila unità. Ma non basta. Per far fronte alle esigenze degli oltre mille talassemici dell'Isola è necessario importare sangue da Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte. Anche per trasfusioni e interventi chirurgici. Da qui l'invito di Avis e associazioni a donare. L’appello è rivolto soprattutto ai giovani perché entro 10 anni spariranno in tutta l’Isola oltre 600 donatori.

Il 14 giugno si è celebrata la Giornata mondiale del donatore. Una data non casuale: l’anniversario della nascita di Karl Landsteiner che nel 1930 vinse il Premio Nobel per la fisiologia e la medicina dopo la scoperta del sistema dei gruppi sanguigni ABO.

In questo 2024 ricorre il ventennale di tale celebrazione che esalta il ruolo rivestito dalle donazioni nei servizi sanitari di tutto il mondo.

 Il tema di quest’anno “Grazie Donatori di Sangue” ha esaltato la figura di chi dona il proprio sangue con spirito altruistico e ha messo in evidenza il ringraziamento da parte dell’intera società civile. La giornata mondiale ha, inoltre, ribadito la necessità di trasfusioni di sangue sicure ed accessibili a tutti, insieme con la continua necessità di donazioni non retribuite, promuovendo una cultura della donazione tra i giovani al fine di aumentare la diversità e la sostenibilità del pool di donatori.

La trasfusione di sangue aiuta pazienti affetti da condizioni cliniche molto severe (anemia falciforme e β-talassemia), è di ausilio durante interventi medico-chirurgici e per l’assistenza materno-infantile.

In molte aree geografiche, inclusa la nostra Isola, la domanda di sangue supera l’offerta, mettendo in crisi i servizi trasfusionali che devono rendere disponibile sangue in quantità sufficiente, garantendo qualità e sicurezza.

È cruciale sostenere programmi di sangue organizzati, coordinati a livello nazionale, sostenibili con un’adeguata supervisione normativa.

L'intervistata è Maria Giulia Fadda, Direttrice Centro Trasfusionale Ospedale Brotzu Cagliari.