Economia, immigrazione, esteri: l’Europa e la sfida americana

04 novembre 2024 alle 12:31aggiornato il 04 novembre 2024 alle 12:31

Per Christian Rossi, professore di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Cagliari, sono stati i tre argomenti centrali della campagna elettorale per le presidenziali Usa.

Rossi chiarisce a Radar, su Videolina, che per gli americani conta innanzitutto la politica interna: «Fu la linea adottata da George W.Bush, cambiata poi repentinamente, a pochi mesi dall’elezione, dopo l’attentato alle Torri Gemelle. Oggi la vera distanza tra Harris e Trump è sull’immigrazione».

E sullo scenario internazionale? Gli effetti sull’Europa e sull’Italia? «L’America fa i suoi interessi – sottolinea Rossi – e per l’Europa non cambierà granchè a seconda di chi vince. Cambierà semmai la percezione che offrirà il nuovo presidente. Trump è più spicciolo rispetto alle presidenze democratiche. Quando è stato presidente ha parlato chiaro su difesa e dazi. Ma non dobbiamo dimenticare che un presidente amato in Europa come Kennedy negli anni 60 poneva la stessa questione: l’America vi difende, ma contribuite al nostro sforzo economico. E non dimentichiamo Obama: stesse cose, dette con eleganza. In generale possiamo dire che le presidenze democratiche sono state più vicine all’Europa».

Ma al di là di chi vince il ‘’nemico’’ degli Stati Uniti resta la Cina: «E questo è un problema più ampio – osserva Rossi-  comune all’America e all’Europa. Trump, dopo l’errore di una telefonata alla presidente di Taiwan, poi seppe affrontare l’avvicinamento con la Cina. L’Europa per avviare lo stesso confronto ha bisogno di essere affiancata dagli Usa».

Nicola Scano