«La tragedia, avvenuta il 19 ottobre 1937 nel pozzo carbonifero di Schisòrgiu a Carbonia, non può essere dimenticata».

Per adempiere al dovere civile della memoria Mauro Pistis si è dedicato allo studio di una vicenda ingiustamente trascurata. Il suo lavoro di approfondimento è sfociato nel volume “La tragedia nella miniera carbonifera di Schisorgiu”.

“Si capiscono bene - sottolinea - le vere ragioni del disastro esaminando i documenti non solo ufficiali, ma soprattutto quelli originali e riservati, in cui emergono le inefficienze nella gestione di tutte le attività minerarie durante il fascismo. La causa dei numerosi e frequenti incidenti sul lavoro è da attribuirsi alla responsabilità, non solo della direzione della società mineraria locale e anche centrale, ma soprattutto delle più alte cariche del regime, fino a comprendere lo stesso Benito Mussolini”.

La miniera
La miniera
La miniera

Il fatto

19 ottobre del 1937. Una violenta esplosione devasta il cantiere minerario di Schisorgiu nella stessa piana in cui l’anno successivo sarebbe nata Carbonia. Quattordici minatori perdono la vita. “Con la politica dell’autarchia decisa da Mussolini – spiega Pistis - le miniere di lignite del Sulcis e di Arsia, in Istria, gestite da un’unica organizzazione pubblica statale, A l’A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani), diventano strategiche. Vengono sottoposte a uno sfruttamento intensivo, al punto che la produzione raggiunge in breve tempo il milione di tonnellate di carbone all’anno  con il conseguente incremento degli incidenti minerari spesso mortali. Vengono impiegati nei due bacini, nel breve periodo di otto anni, 1935-1943, migliaia di operai fino a raggiungere quasi trentamila addetti complessivamente. In questa produzione febbrile e irresponsabile la sicurezza dei lavoratori viene sacrificata”.

Carbonia e Arsia

In quegli anni i destini dei minatori sardi e dei lavoratori impegnati nella miniera istriana sono strettamente legati perché vivono le stesse condizioni di precarietà e insicurezza. Nel sito minerario di Arsia, il 28 febbraio del 1940, uno scoppio provoca una devastante ondata esplosiva. Bilancio tragico. 185 vittime, gli intossicati sono circa 150. Si tratta  di uno dei più gravi disastri della storia mineraria mondiale. Mauro Pistis, nel suo volume, attraverso il ricordo della tragedia nelle gallerie della miniera di Schisorgiu, offre un quadro della vita nelle viscere della terra, lavoro durissimo con scarsissime tutele e garanzie. “I giovani devono conoscere queste dolorose vicende. Ho scritto il libro per scongiurare il rischio dell’oblio”.

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