Cambiamenti climatici e malattie infettive: il futuro è adesso
Il cambiamento climatico è stato associato da numerosi studi scientifici alla comparsa di nuove malattie infettive o all’incremento di condizioni cliniche già presenti da secoli nel genere umano. La globalizzazione, accompagnata da fenomeni migratori animali ed umani, ha determinato modifiche delle densità abitative favorendo situazioni ad alto rischio infettivo.
Le variazioni di temperatura dell’aria e del suolo, l’alternanza anomala di violente precipitazioni, i cambiamenti dell’uso del suolo, come nel caso delle deforestazioni, possono alterare le dinamiche di vita della popolazione umana ed animale, ad esempio alterando la disponibilità di cibo e distruggendo habitat di determinati esseri viventi: animali selvatici si stanno sempre più avvicinando all’uomo, possono entrare in stretto contatto, aumentando la probabilità che agenti biologici, soprattutto di natura virale, si trasmettano a nuove specie animali ed all’uomo (fenomeno biologico noto come spillover). Come sottolineato da Carlo Federico Perno (direttore Microbiologia IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma) il Covid-19, l’infezione da HIV/AIDS sono esempi di tali eventi biologici. Inoltre, gli uccelli migratori, colpiti da modificazioni dei loro habitat naturali, hanno favorito l’epidemia di influenza aviaria H5N1, che si è diffusa a numerose specie animali.
Il cambiamento climatico con inverni più brevi e più caldi ed estati più lunghe sta favorendo la proliferazione di vettori di malattie infettive quali zecche e zanzare, che favoriscono la diffusione di malattie infettive come malaria, dengue, chikungunya, e febbre gialla. Inoltre, i cambiamenti nella temperatura dell’acqua costiera possono influenzare la diffusione di malattie trasmesse dall’acqua, come quelle sostenute da Escherichia coli e vibrioni.