Burcei-Sinnai.

«Uda e altri due testimoni mentirono su Zuncheddu» 

Chiusa l’inchiesta sull’ex poliziotto e gli altri che accusarono l’ex pastore 

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L’ex ispettore della Polizia di Stato, Mario Uda, e altri due testimoni avrebbero detto il falso, lo scorso anno, nel processo di revisione di Beniamino Zuncheddu, il pastore di Burcei prima condannato all’ergastolo per la strage di Sinnai del 1991 e poi assolto definitivamente dopo aver trascorso in carcere 33 anni. Ne è convinto il sostituto procuratore della Capitale, Fabio Santoni, che ha chiuso l’inchiesta con l’ipotesi di “falsa testimonianza”, dopo che i giudici della quarta sezione d’appello di Roma avevano trasmesso gli atti a seguito di quanto sentito in aula. Ora i legali degli indagati potranno leggere il fascicolo e produrre documenti, chiedere l’interrogatorio dei propri assistiti o presentare prove difensive, prima che il pm decida se chiedere il processo.

La vicenda

A mettere nei guai l’ex poliziotto è stata la ritrattazione dell’unico superstite della strage, Luigi Pinna, genero di una delle vittime del triplice omicidio: dopo essere scampato al massacro del 1991 verbalizzò di aver riconosciuto Zuncheddu come uno dei killer, consegnandolo al carcere a vita. A distanza di oltre trent’anni, però, il super testimone ha poi ritrattato, sostenendo di aver detto così perché, poco prima del riconoscimento ufficiale, Uda gli avrebbe fatto vedere una foto dell’allevatore di Burcei. E siccome nel processo di revisione l’ex poliziotto aveva poi negato il fatto, confermato invece da alcune intercettazioni ambientali di Pinna, per la Procura di Roma avrebbe commesso il reato di falsa testimonianza (e non quello di depistaggio, la cosiddetta “frode processuale”, in ogni caso prescritta).

L’inchiesta

A seguito della prima testimonianza del sopravvissuto alla strage, Zuncheddu era stato così accusato del triplice omicidio avvenuto la sera dell’8 gennaio 1991 sulle montagne di Sinnai, a Cuile is Coccus, dove furono uccisi Gesuino Fadda, il figlio Giuseppe e il pastore Ignazio Pusceddu. Oltre che per Uda, il pm Santoni ha chiuso le indagini anche nei confronti di Daniela Fadda, la moglie del superstite, ma anche figlia e sorella di due delle vittime (difesa dall’avvocata Alessandra Del Rio): la donna al processo di revisione aveva confermato che il marito aveva visto e riconosciuto l’assassino. Nei guai anche Paolo Melis (assistito dal legali Anna Maria Minafra e Andrea Angioni) che, sempre nel processo di Roma, aveva parlato di una presunta inimicizia e di minacce fra Zuncheddu e Fadda, ma nel suo racconto erano evidenti varie contraddizioni.

La difesa

L’ex ispettore è assistito dagli avvocati Rita Dedola e Mauro Massa che, sentiti, si sono detti «certi della bontà delle dichiarazioni rese dal loro assistito» e convinti che «finalmente Uda potrà dimostrare nel processo la sua innocenza e l’assoluta buona fede». Sulla vicenda del pastore, ora assolto definitivamente con formula dubitativa e per effetto della ritrattazione dalla Corte d’appello di Roma, è aperta un’inchiesta anche a Cagliari per dichiarazioni dubbie rese contro di lui da alcuni testimoni all’ex pg Francesca Nanni.

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