Regionali

Toscana, rivince Giani ma vota il 47,7% 

Trionfo per Pd e renziani. FdI raddoppia i consensi, male M5S e Lega  

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Prima di tutto i ringraziamenti: Eugenio Giani, governatore riconfermato con ampio margine al 54%, come primo atto andrà a Livorno dalla Madonna di Montenero, patrona della Toscana. Ha vinto con 15 punti di stacco su Alessandro Tomasi, candidato del centrodestra fermo al 40% nonostante la spinta dei big Meloni, Tajani, Salvini e Lupi schierati con lui sul palco del comizio finale. Giani invece - dopo il sofferto endorsement di Pd e M5S, inizialmente incerti sulla riconferma - il centrosinistra insieme sul suo palco ad applaudirlo lo vede solo per il discorso della vittoria.

L’abbraccio di Conte

Tutta la campagna elettorale l’ha fatta macinando chilometri per apparire sui diversi palchi di Pd, Avs e Casa Riformista, alleati di un campo largo ma sparso. Giuseppe Conte (ieri assente) ha dovuto addirittura stringergli la mano lontano dal popolo M5S, diffidente e per anni all’opposizione di Giani, mentre oggi il leader del movimento abbraccia «la bontà di un progetto politico al quale - dice - noi abbiamo per la prima volta contribuito». Un successo del campo largo dopo la sconfitta nelle Marche e in Calabria. «Ha vinto la Toscana illuminata e riformista. E mi sento da ora presidente di tutti», dice Giani lasciandosi alle spalle le difficoltà del passato e mettendo piuttosto l’accento sulla nettezza della sua vittoria su Tomasi.

Minimo storico

Non trascurabile il risultato della candidata della sinistra radicale e di Toscana Rossa, Antonella Bundu, che risucchia consensi ad Avs e M5S e sfiora il 5%, che peraltro è la soglia di sbarramento. Ma a vincere è ancora una volta l’astensionismo: l’affluenza crolla di 15 punti e va al 47,7%, minimo storico in Toscana dove nel 2020 era al 62%. La sconfitta brucia le ambizioni della Lega di Roberto Vannacci, crollata di oltre 16 punti: Matteo Salvini aveva affidato al generale la campagna elettorale e la composizione delle liste. Ora Elly Schlein ha gioco facile a ironizzare: «Se questo è l’effetto Vannacci speriamo che continui: dal 21 al 4». «Chi si era affrettato a dichiarare la fine di una coalizione progressista appena ricucita oggi è smentito nei fatti. Questo voto è una speranza per il futuro», esulta poi con il Pd primo partito in Toscana oltre il 35%. Secondi sono i Fratelli d’Italia, che raddoppiano i consensi rispetto alle regionali del 2020 (26,5%). Giorgia Meloni si congratula con Giani e ringrazia Tomasi, con postura ben più istituzionale di quella mostrata in campagna elettorale, quando definiva il centrosinistra «sistema di potere chiuso», «centro sociale Leoncavallo», «più fondamentalista di Hamas». Forza Italia cresce di un paio di punti ma l’exploit al centro è di Matteo Renzi con Lista Giani-Casa Riformista: «In Toscana siamo la terza lista in assoluto dopo Pd e Fratelli d’Italia. Siamo davanti a Fi, Lega, Avs e M5S», si rallegra l’ex premier dato intorno al 9%. Si ferma sotto il 7% Avs, fanalino di coda nel centrosinistra è il M5S, che cala al 4,5% e paga le contraddizioni del suo tiepido appoggio a Giani.

L’accordo di Napoli

Per evitare problemi simili, ieri in Campania dopo le polemiche dei giorni scorsi il M5S Roberto Fico, candidato alla presidenza, e il dem Vincenzo De Luca, governatore uscente, si sono confrontati per due ore. Con loro Piero De Luca, figlio del governatore e neo segretario regionale del Pd, tessitore della tregua dopo che sabato, alla festa del Foglio, suo padre si era detto pronto a spiegare a Fico che «il tempo della demagogia e delle stupidaggini è finito». E ieri i due sembravano in sintonia. «La destra è l’avversario contro cui orientare le energie», ha detto Fico. E De Luca ha parlato di «un incontro cordiale», utile per «dare continuità all’azione amministrativa e indicare i tempi programmatici in grado di parlare alla povera gente, ai lavoratori, alle forze moderate e alle forze imprenditoriali».

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